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sabato 30 maggio 2009

Shooting Silvio

Shooting SilvioKurtz è un giovane scrittore ricco, non per i ricavi del suo unico libro, che ha venduto poche copie, ma per l'ingente eredità dei suoi genitori. Ha organizzato una festa nel suo attico per riunire gli amici e presentare il suo prossimo progetto: scrivere un libro a più mani con cento motivi per screditare il responsabile del decadimento della società italiana: Silvio Berlusconi.
Gli amici, che dovrebbero diventare i coautori, non prendono la cosa seriamente e Kurtz rimane solo.
Nei giorni seguenti, riflettendo sulla scrittura del libro, anche Kurtz diventa titubante e si rende conto dell'inutilità dell'idea che cadrebbe nel circolo mediatico alimentandolo e risucchiandosi al suo intero; si concentra allora su un altro obiettivo, più pragmatico.
Kurtz è un incrocio fra Silvio Muccino e il non-giovane Mandelli, con una dose da poeta maledetto e un approccio alla vita artistoide. Questo, infatti, non è propriamente un film su Berlusconi, è principalmente un film su un disagio esistenziale - quello del protagonista - corroborato dal rifiuto del sistema di valori della società di cui Berlusconi è il simbolo e il mito. Non c'è la politica strutturata e forse la sua assenza fa proprio parte delle insofferenze, ma anche la sfera più vicina al protagonista è “assente”. Gli amici ci sono solo alla festa, nel vivere il divertimento, ma nel disagio scompaiono: anche la ragazza lascia Kurtz e il migliore amico vuole scappare in India. In questa italia berlusconizzata uno come Kurtz si trova irrimediabilmente solo, costretto in un individualismo forzato e degenerante.
Ad aggravare il presente è la mancanza di strade alternative e di possibili sogni, la mutazione antropologica è stata relativamente lenta, silenziosa, corrodendo la morale. Gaber aveva ragione nell'essere preoccupato non tanto da Berlusconi in sé, ma dal Berlusconi che è dentro ad ognuno.
Kurtz dalla crisi vuole uscire e trova una via, ma forse è pazzia. Il film si trasforma in un intrigo fantapolitico un po' surreale e un po' avventato, dove la scena madre, la “tanto attesa” uccisione di Berlusconi, è lasciata fuori campo, acusticamente dedotta... o chissà, forse quel faccione sempre sorridente ha convinto e fatto desistere anche il protagonista?
Nel sottobosco del cinema italiano c'è qualcosa, forse non troppo originale nei contenuti, che eccede un po' in virtuosismi e sperimentazioni, con varie sbavature (la piccola parte animata è proprio brutta) e che necessita di appoggiarsi a referenti come Coppola, ma che ha qualcosa da dire e lo fa nonostante gli angusti spazi a disposizione.
Deliziato
| Reg: 7 | Rec: 5 | Fot: 7 | Sce: 5 | Son: 6 |

giovedì 28 maggio 2009

Sh028 - Luce soffusa e whisky

Luce soffusa e whiskyScreensHot: ammira solo, usa come sfondo del desktop o indovina il film.

martedì 26 maggio 2009

L'alba dei morti dementi

L'alba dei morti dementiShaun ed Ed sono due trentenni senza ambizioni che vivono giornate esistenzialmente paralizzati in una città anonima e grigia. Il primo lavora in un negozio di elettrodomestici e sta passando un periodo di crisi con la propria ragazza che non sopporta la loro vita di coppia senza stimoli, trascorsa passando tutte le serate nello stesso locale, il pub Winchester. Ed, invece, consuma le ore diurne in casa tra una birra e la playstation aspettando la sera per uscire a far ridere l'amico al pub e concedersi una partita al flipper.
Una mattina i non-morti ritornano in vita e Shaun dovrà prendere in mano la situazione per tentare di portare in salvo le persone a lui care.
Una commedia horror ben riuscita con una comicità inglese zeppa di scene divertenti e lontana dalla facile volgarità in stile americano.
La lotta contro gli zombi ha un sapore di rivalsa contro la società alienante: si può finalmente prendere a colpi di mazza l'odiato “vicino” in una sorta di liberazione.
Geniale la difesa finale del pub assediato, baluardo di una umanità perduta e schiacciata, dove i figli sono costretti ad uccidere le proprie madri per poter sopravvivere.
Alla fine la questione rimane aperta: chi sono i veri zombi? Non si nota molta differenza fra il prima e il dopo, le giornate quotidiane hanno più o meno personaggi con lo stesso “stile” e gli stessi protagonisti affrontano ogni nuovo giorno "zombeggiando" fin dal risveglio, trascinandosi in una nuova monotona giornata.
Certo che se l'occasione si presenta, anche un mediocre giovane riesce a trasformarsi in un piccolo leader... quanto durerà?
Colonna sonora da cult e complimenti a Edgar Wright e Simon Pegg sceneggiatori, il primo anche regista e l'altro anche attore protagonista del film. Ben fatto.
Deliziato
| reVisione dal passato |

lunedì 25 maggio 2009

Palma d'oro 2009

Palma d'oro 2009Il miglior film dell'edizione 2009 del Festival di Cannes è stato valutato:
  • Il nastro bianco di Michael Haneke.
La presidente Isabelle Huppert avrà ricordato con piacere il tempo trascorso insieme al regista austriaco per la lavorazione de La pianista?
Cito i premi per i migliori attori a Charlotte Gainsbourg e Christoph Waltz, il Gran premio della giuria a Prophète di Jacques Audiard e quello per la Miglior regia a Brillante Mendoza per Kinatay.
[Lista completa dei premi]

Ora che i premi ufficiali sono stati assegnati ecco la classifica de Il Recidivo, senza aver visto i film, senza divisione di categoria fra in concorso e fuori-concorso, insomma, praticamente senza senso, ma sulla fiducia:
  1. The imaginarium of Doctor Parnassus (Terry Gilliam)
  2. Antichrist (Lars Von Trier)
  3. Inglourious Basterds (Quentin Tarantino)

sabato 23 maggio 2009

Ember - Il mistero della città di luce

Il mistero della città di luceLungimiranti scienziati, preoccupati da qualcosa che non ci è dato sapere, hanno avuto l'idea di creare una città sotterranea isolata e ignara del mondo esterno con lo scopo di preservare l'esistenza.
La città è autosufficiente per duecento anni, con un generatore che provvede a fornire l'energia necessaria e tramandata di sindaco in sindaco, in una cassetta di metallo, c'è un timer e la chiave con le istruzioni per uscire a tempo scaduto.
Due secoli sono belli che passati la cassetta è andata perduta, le scorte scarseggiano e il generatore è usurato. Nonostante la dottrina insegni che non esiste altro al di fuori di Ember, due ragazzini decidono di cercare una via d'uscita.
Il film è tratto da un romanzo di Jeanne DuPrau e la sua trasposizione nello schermo evidenzia un grosso problema: la sceneggiatura. L'adattamento risulta troppo ridotto, tolto il buon riassunto iniziale, si nota per tutta la durata del film personaggi abbozzati, eventi accennati, evoluzioni affrettate o improvvise. A ciò si aggiungono cose e situazioni che appaiono poco convincenti, come cibi in scatola non scaduti dopo duecentocinquanta anni, e tutta la routine finale azionata da una gigantesca manopola mai notata prima pur essendo sotto gli occhi di tutti (!?), armadietti che diventano scialuppe di salvataggio e un'uscita in stile Gardaland.
Lo schema della storia può ricordare The Village, ma qui la riflessione socio-politica è ridotta all'osso. I due ragazzi si trovano con una città che cade a pezzi e con politici preoccupati solo di sé stessi, sfidano quindi le proibizioni per aprirsi al mondo e al futuro.
La nota positiva è sul lato visivo, a tratti darkeggiante, ben riuscito. Peccato, probabilmente con maggior minutaggio e qualche scelta migliore si poteva ottenere molto di più.
Sgradito
| Reg: 6 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 4 | Son: 7 |

venerdì 22 maggio 2009

Ex Drummer

Ex DrummerUn trio di rocker handicappati viene presentato a ritroso, nel senso che si va veramente con il rewind. Compare così una curiosa situazione iniziale a cui seguirà un incontro fra domanda ed offerta. Un ricco ed esaltato scrittore vuole scendere “nella profondità della stupidità umana, nella bruttezza dell’essere ottuso, sleale e falso; comprendere la vita dei perdenti, sapendo di poter tornare indietro”. I tre musicisti sono invece in cerca di un quarto componente per suonare ad un festival e per coerenza, e marketing, anche il nuovo elemento deve avere qualche problema.
Dries, lo scrittore, ha trovato il suo "soggetto", si inventa di non saper suonare la batteria, intorta il trio, ed ecco nati i “The Femminist”.
Lo spettatore viene spinto in un viaggio nel degrado che circonda la vita dei tre poveri disadattati zeppi di problemi economici, psicologici, fisici e familiari. Il nostro cicerone è lo scrittore che nel ruolo di narratore e co-protagonista si rivela, a discapito degli apparenti proponimenti antropologici, un perfido manipolatore. Con lo scusa di raccogliere stimoli per una nuova storia Dries sfrutta la sua superiorità culturale per indirizzare gli eventi e infierire sui tre compagni utilizzandoli come fossero suoi personaggi. Per loro, senza farsi scrupoli, prevede un finale "appropriato".
Il film è basato sull'omonimo romanzo di Herman Brusselmans ed è il più hardcore che ho visto nell'ultimo anno; per rendere l'idea è come una versione lievitata di Trainspotting. Non è solo cinico, volgare e scorretto, ma anche rancido, violento e disturbante. Valutate se siete disposti a vederlo.
Gradito
| Reg: 7 | Rec: 7 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 8 |

giovedì 21 maggio 2009

Sh027 - Una rossa di fuoco

Una rossa di fuocoScreensHot: ammira solo, usa come sfondo del desktop o indovina il film.

martedì 19 maggio 2009

Old School

Old SchoolTre amici hanno ormai avviato la loro vita da adulti, praticamente sono sistemati, ma quando uno di loro va ad abitare in un appartamento di un campus universitario si risveglia la voglia di riassaporare i tempi andati e uno sfratto diventerà l'occasione giusta per un revival.
Commedia americana post-college dal sapore molto nostalgico nella quale Todd Phillips già regista di Road Trip, ossia il precedente film “in-college” - nel suo genere l'unico che ho apprezzato - tenta di proseguire sulla strada quasi a costruire un discorso che riesce ad allontanare il pensiero che questo film sia solo una produzione per racimolare il facile guadagno che la tipologia assicura.
Questi neo-adulti che tornano indietro nel tempo sono affetti da una sindrome di Peter Pan vista non solo come sintomo di immaturità, bensì come una ricerca dei giorni ricchi di spensieratezza, divertimento e sensazioni forti. La loro re-azione diventa un riappropriarsi di uno spirito tipico di un periodo tanto piacevole da essere definito come “il tempo della vita”. Sono gli anni in cui la confraternita diventava la propria famiglia e l'amicizia una linfa in grado di rendere l'individuo parte di un gruppo che condivide problemi e soluzioni, un tempo dove ogni emozione può essere accompagnata da una canzone.
La goliardia diventa quindi uno status perenne, un "modus vivendi" per sfuggire alla piattezza delle regole della società e al "dover essere" delle norme sociali... anche se, alla fine, bisogna saperci fare con le scartoffie per cavarsela.
Una curiosità: mi pare che nella scena iniziale ci sia Amy Smart che fa la comparsa salendo per le scale mobili proprio dietro al protagonista però non ho trovato conferme. Chissà se è solo una mia allucinazione?
Gradito
| Reg: 6 | Rec: 6 | Fot: 6 | Sce: 6 | Son: 7 |

lunedì 18 maggio 2009

X-Men le origini: Wolverine

WolverineVictor e Logan sono due fratelli dotati di poteri speciali che nel corso del tempo, e delle guerre mondiali, si allontanano: il primo sceglie il lato oscuro della forza mentre il secondo si rifiuta e decide di ritirarsi a coltivare l'amore della sua vita e disboscare foreste canadesi.
Logan viene scovato e coinvolto con uno stratagemma nell'elaborazione di una potentissima arma-X.
Il prequel degli X-Men ha come protagonista il celebre Wolverine. Ricordo come se fossi ieri quel pupazzetto con le lame di plastica che si attaccavano sulle braccia. Un regalo inaspettato che finì, per una disattenzione, dopo neanche un'ora dall'acquisto, dentro le grate di una gelateria di montagna. Avevo sette o otto anni e scelsi Wolverine, ma lui non volle star con me.
Tornando al film, la prima parte incuriosisce perché riesce a tracciare un profilo psicologico del protagonista, il conflitto fra fratelli regge bene e diverte il progressivo evolversi degli effetti stilistici del personaggio adamantiato. Quando si arriva alla parte finale il film si fa affrettato, approssimativo e si smonta anche il divertimento.
Hugh Jackman sembra sia nato proprio per per il ruolo, almeno fisicamente, espressivamente è abbastanza limitato, ma il film è sostenuto soprattutto dalla sua figura e dalla controparte, interpretata da Liev Schreiber, senza riuscire ad aggiungere molto di più.
Mi ha stupito vedere che alla regia c'era il Gavin Hood de "Il suo nome è Totsi", altro genere, ma anche altra qualità.
Sgradito
| Reg: 5 | Rec: 6 | Fot: 5 | Sce: 5 | Son: 6 |

domenica 17 maggio 2009

Match Point

Match PointChris è un istruttore di tennis, nella sua vita ha fatto al meglio quello di cui era capace, giocando anche da professionista, ma senza arrivare ai massimi livelli: c'era un qualcosa che gli mancava.
Va a Londra per insegnare in un prestigioso club dove fa amicizia con un membro della ricca famiglia Hewitt che lo accoglie e gli spiana la strada per una veloce scalata sociale.
Quando Chris si innamora di Nola, un'aspirante attrice mezza alcolizzata, tutto quello che ha conquistato viene messo a repentaglio.
Woody Allen abbandonata la Dreamworks, si sposta dall'America all'Inghilterra, e gli effetti si sentono: quasi elimina i toni comici a lui classici e vira verso il dramma, in un pessimismo che non lascia troppe speranze.
Al centro di questo film c'è la fortuna, la casualità degli eventi e il peso che hanno nella vita.
Chris osserva come tutto sembri in balia della sorte e prova a stare alle regole del gioco, sperando di essere smentito. Lui stesso invoca una giustizia (divina) che dia un senso alle azioni, che castighi.
Invece tutto è una conferma: fai quello che vuoi, ma poi... tra caso e destino... si deciderà il risultato finale e l'andamento della vita.
Nel film si esprime una condizione dominante, un relativismo egoistico, in cui tutti i personaggi agiscono per soddisfare i loro impulsi, usando la “volontà di potenza”, e sono pronti ad usare gli altri per raggiungere il loro obiettivo.
In questo scenario la fortuna diventa legittimante, eppure “pochi hanno il coraggio di ammettere l’importanza della fortuna nelle vicende umane, proprio per la sua intrinseca caratteristica d’imprevedibilità che impedisce di controllarla” e per il suo implicito espropriare parte del merito al suo destinatario. La diretta conseguenza è che sagge furono le parole di chi disse “preferisco avere fortuna che talento" perché aveva capito l’essenza della vita.
Gli aforismi che Allen ci propone sono purtroppo taglienti evidenze della nostra società e se si ragiona all'interno di essa non si può che giustificarle. Chissà se Chris, quando guarda da quella finestra, prova dolore per quel che ha fatto o solo sconforto per quello che si è dimostrata la vita?
In principio c'era il “delitto e castigo”, ora c'è solo il primo.
Deliziato
| reVisione dal passato |

giovedì 14 maggio 2009

Sh026 - Moretta sovraesposta

Moretta sovraespostaScreensHot: ammira solo, usa come sfondo del desktop o indovina il film.

mercoledì 13 maggio 2009

Servizio di statistiche visitatori istantaneo

Servizio di statistiche visitatori

LLOOGG permette di monitorare in diretta i visitatori del vostro sito indicandone il sistema operativo, browser usato, pagine visualizzate e di provenienza.
Il servizio è ancora in beta e al momento non permette nuove iscrizioni però ho 10 inviti che darò volentieri ai primi 9 che lo richiederanno, ma che dovranno prima commentare questo post consigliando un film, magari il preferito o uno poco conosciuto che vogliono promuovere. Ovviamente si può barare, dato che basta scrivere qualsiasi titolo venga in mente, ma è più gradita la sincerità (Moretti docet).
Il servizio è semplice e simpatico, basta inserire un codice nel proprio blog o sito, può integrare quello più complesso e sfaccettato di Google Analytics che ho notato lascia scappare certe visite.
Dopo aver commentato potete decidere se lasciare in chiaro (io ve lo sconsiglio per il rischio spam) nel commento l'indirizzo email a cui manderò l'invito oppure inviare una mail (esplicitando il nick con cui avete commentato) all'indirizzo che trovate in questa immagine:

Demo del servizio.

ancora 6 inviti disponibili
Il servizio è ora aperto a tutti
P.S.
-Vi state chiedendo del decimo cosa me ne faccio? Lo tengo per "varie ed eventuali".

martedì 12 maggio 2009

Persona

PersonaL'attrice Elisabeth ha deciso di non parlare più, l'infermiera Alma cercherà di aiutarla e aiutarsi.
Due donne che indagano sull'essere, due personalità che si incontrano fino a giungere ad una vorticosa dissociazione psichica.
Il punto di partenza è “la persona” e quindi “la maschera”: Elizabeth recita ma si blocca, diventa ossessionata dall'idea di “essere” invece di “sembrare d'essere”. Vorrebbe togliere l'ingombrante filtro, quell'involucro che difende-nasconde-veste-adorna il nostro io, per poter rivelare il suo essere. In quest'ottica il parlare diventa un continuo intreccio con il mentire e con la certezza di non essere mai veramente capiti. Allora non rimane che tacere.
Alma invece ci mostra come “la maschera” sia proprio lo strumento con il quale riusciamo a esprimerci con l'altro, manifestandoci ed esibendoci nell'interazione: lei si racconterà sempre più intimamente ad Elisabeth.
Da queste posizioni si sviluppa tutto il resto, secondo due prospettive: un'analisi sul cinema come espressione artistica e una psico-esistenziale.
Bergman indaga abilmente ma crede che il cinema non riesca a raggiungere l'essenza: può spingersi in un primissimo piano a mostrarci il viso di una persona, o addirittura sovrapporne due, ma rimane un'apparenza... e la pellicola si brucia di fronte a questa realtà.
Estasiato
| reVisione dal passato |

lunedì 11 maggio 2009

Alice e gli effetti da LSD per YouTube

Yooouuutuuube permette una particolare visualizzazione dei video di You Tube.
Per un esempio con la cara Alice nel Paese delle Meraviglie basta cliccare sull'immagine qui sopra.
[Fonte: Mashable]

sabato 9 maggio 2009

5 brutte visioni

Non sono i cinque peggiori film della storia del cinema, ma i primi cinque che mi vengono in mente se devo pensare a quelli che meno mi sono piaciuti:

  1. brutte visioni2049. L'ultima frontiera
    Probabilmente il film peggio realizzato che abbia mai visto. Loro cercano le megaurite a noi tocca una megaschifezza.




  2. La sorgente del fiume
    Una fatica immensa per non abbandonare la sala, non dimenticherò mai il regista Anghelopulos; per non rivedere un altro suo film. Centosettanta minuti di sofferenza, con un finale in loop.



  3. Il grande silenzio
    Unico film che mi ha fatto abbandonare il cinema prima della fine (su saggezza acquisita dal film del punto precedente).
    I monaci son lenti e silenziosi, troppo. E io non ero proprio dell'umore giusto.


  4. Io, robot
    Come rovinare le tre leggi della robot-robotica, mi ricordo una sceneggiatura tremenda e poi "sono allergico alle stronzate".




  5. Dangeons & Dragons - Che il gioco abbia inizio
    Disintegrare il gusto dell'immaginazione di un role player facendo del più famoso gioco di ruolo uno dei peggiori film realizzati. Praticamente una puntata del telefilm Hercules fatta a film di serie C.




Credo sia chiaro che questi film non ve li consiglierei.
Quali sono invece le vostre brutte visioni?

giovedì 7 maggio 2009

Sh025 - Bubble gum gusto fragola

Bubble gum gusto fragolaScreensHot: ammira solo, usa come sfondo del desktop o indovina il film.

martedì 5 maggio 2009

Crash - contatto fisico

Crash - contatto fisicoUn giorno e mezzo trascorso a Los Angeles, contenitore di una società caduta in circolo vizioso.
Etnie diverse condividono lo spazio senza vivere un vero contatto, un contatto che è un bisogno innato ma che vien oggi represso dalla diffidenza e contemporaneamente condizionato dalla necessità, dall'istinto di sopravvivenza.
Il risultato è che l'incontrarsi sembra sfociare unicamente nello scontro, in un “crash”, e forse sono proprio questi incidenti di percorso a dare una svolta alla vita, a donarle un qualche momentaneo significato.
In questi contatti sfuggevoli, magari semplici incroci di pochi secondi, come non farsi condizionare dalla prima impressione?
In questa condizione gli stereotipi diventano doppiamente ingannevoli: se li ascolti ti senti razzista, se non li consideri rischi delle noie forse fin troppe pericolose.
Le identità sono in crisi, o meglio, in cortocircuito, da una parte mancano nuovi modelli di riconoscimento e dall'altra diventano pesanti residui, come catene che impediscono di sfuggire ai pregiudizi che si portano dietro.
Alla fine il risultato è che si vive sospesi, sempre in bilico, terrorizzati dell'altro che si avvicina, incapaci di un vivere “con”, preoccupati di difendere il proprio sé.
Siamo in America ma dov'è “l'americano”?
Il film esprime una visione della quotidianità in cui non si vede la celebre bandiera a svolazzare nel cielo azzurro, dove un'identità americana sembra non esserci e nel crogiolo di razze sembra regni disordine, tensione e una pericolosa legge del più forte (inteso come possessore di arma da fuoco o detentore di potere).
Un film corale che ricorda Magnolia, con i vari personaggi che si accavallano con un montaggio che li collega per similitudine o per trasposizione d'immagine, o di movimenti.
Il film propone un problema che per essere superato necessità di un punto di partenza in comune, pensare di poter vivere senza confrontasi e sfuggendo l'altro può dar sicurezza, ma porta anche all'acuirsi delle tensioni. La questione diventa quindi sul come confrontarsi e su quali basi comuni altrimenti ognuno parlerà ancora solo per sé.
Deliziato
| reVisione dal passato |

domenica 3 maggio 2009

Tutti a caccia del Gollum

Tutti a caccia del Gollum
Magari qualcuno vorrebbe subito commentare con un "Il signore degli anelli", ma questo non è uno ScrensHot a sorpresa e sbaglierebbe pure.
L'immagine qua sopra è presa da un mediometraggio inspirato all'universo di Tolkien che esce oggi su internet e verrà presentato anche allo Sci-Fi-London. Il film è The Hunt for Gollum ed il risultato del lavoro di un collettivo di film-makers con a capo un certo Chris Bouchard.
È la seconda volta che incontro un fan-film, ossia "produzioni video non ufficiali, di solito realizzate da fan, basate sulla storia di una serie tv, un film o un fumetto già esistenti e famosi" [tratto da ]. La prima volta era stata con Star Wars: Revelations, ho scoperto poi che l'universo di questo tipo di film dal basso budget, ma tanta passione, è molto più ricco di quanto pensassi.
Su Rotten Tomatoes possiamo trovare una Top Five che oltre al già citato The Haunt for Goblin comprende:
Per una lista più ampia si può fare una nuotata dalle parti di FanFilms.
Tornando al nostro film tolkieniano, ricordo che è visibile gratuitamente online (HD quality e HQ quality) e, per farvi un idea, vi lascio il trailer:



sabato 2 maggio 2009

Franklyn

FranklynMilo viene scaricato poco prima del matrimonio e va in cerca del suo primo amore. Emilia tenta ogni mese il suicidio, un po' per arte, un po' per attirare l'attenzione della madre. Jonathan Preest è un giustiziere mascherato di una fantascientifica Città di mezzo, unico ateo di una città di credenti, e vuole vendicare l'uccisione di una bambina. Esser è un signore alla ricerca del figlio che non rivede da molto tempo. Quattro protagonisti di storie apparentemente slegate che hanno però un destino comune.
McMorrow prende esteticamente qua è là passando fra Dark city e V per vendetta. Inizia disorientando lo spettatore giocando su una duplice realtà e su più protagonisti, senza contare l'inganno di un trailer che fa immaginare un film fantastico che si rivela invece essere un drammatico.
Anche se senza molta personalità è ben girato e con una buona fotografia, a non convincere molto sono le partizioni di tempo dedicate alle varie storie e il relativo montaggio lineare che, nella seconda parte, appare un po' “forzato” per accompagnare la comprensione di certi parallelismi.
La bella Eva Green porta un surplus al reparto recitativo che viene penalizzato da Ryan Phillippe in un ruolo che non gli calza per niente, quando Preest viene smascherato è stata una delusione: non mi aspettavo saltasse fuori quello spensierato faccino.
Franklyn si colloca idealmente (filosoficamente e psicologicamente) fra la ferita – il trauma (lutto, violenza, abbandono, delusione...) – e la morte, in quella cupa “terra di mezzo” dove il dolore rende pazzi, dove l'anima è colpita così fortemente che non si riesce a rialzarsi e guardare la realtà. Franklyn dice che in questi casi non rimane che aggrapparsi a un'idea, irreale, perché quando diventa impossibile riuscire a vivere felici si può solo “credere” o sanguinare.
Gradito
| Reg: 6 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 7 |