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martedì 18 giugno 2013

Scompare treno con 30 persone - Moebius

moebius-treno-scomparso
Moebius, il matematico tedesco, quello del nastro, da non confondere con il Moebius pseudonimo del fumettista Jean Giraud, è il nume tutelare di questo film che racconta di un fatto incredibile: un treno della metropolitana di Buenos Aires scomparso senza lasciare traccia.
Il giovane topologo Daniel Pratt viene chiamato per capire in quale cunicolo possa essersi infilato quel treno. Indagando sui progetti di ampliamento della rete metropolitana scopre che sono opera del suo vecchio professore di matematica, anche lui non si trova più. Pratt si lancia quindi nel cervellotico enigma.
Ispirato al racconto Subway Named Moebius dell'astronomo A.J. Deutsch, anche se guardando il film il primo pensiero va ai racconti del più famoso Jorge Luis Borges, che viene direttamente citato nel film, con una fermata della metro a lui intestata. Realizzato sotto la supervisione del prof. Gustavo Mosquera avvalendosi dei suoi allievi dell'Università del cinema di Buenos Aires con soli 250.000 $ di budget. Il risultato è un noir dall'atmosfera rarefatta e dal contenuto interessante.
Bella l'idea di trasformare la complessità della rete metropolitana in un nastro di Möbius che porta "altrove", in una dimensione di spazio e tempo sospesa, che da "questa" parte non si vede. Interessante il doppio risvolto dal matematico al metafisico e al politico, con il richiamo, mai citato espressamente, ma aleggiante nei dialoghi del protagonista coi dirigenti e nell'allegoria del treno svanito nel nulla, al dramma argentino dei desaparecidos.
Il fatto di gente scomparsa improvvisamente viene messo di fronte ad un'autorità cieca o che non vuole vedere, ecco la vergognosa indifferenza del colpevole. Così al "saggio", a colui disposto a provare le vertigini della conoscenza e il conseguente disorientamento che si prova, non rimane che un duplice atto d'accusa: chi non si rende conto di essere addormentato mai potrà svegliarsi e «né il tempo, né gli uomini spariscono senza lasciare traccia, restano impressi nelle nostre anime».
Film da aggiungere a quelli che consiglierei per una calda seconda serata estiva, da stemperare magari versandosi un bicchiere di limonata da una bottiglia di Klein zeppa di ipercubetti di ghiaccio. Gradito

domenica 16 giugno 2013

Guarda questo treno - Alois Nebel

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Ecco una di quelle “animazioni” che non vanno bene per i bambini e non fanno tanto contenti nemmeno gli adulti, perché è un film lento, triste e cupo; ma bello. 
In una piccola stazione ferroviaria sul confine cecoslovacco, lavora Alois Nebel, la solitudine e i treni in orario fungono da calmante per il suo stato d’animo troppo tormentato da brutti ricordi, ma quando scende la nebbia viene assalito dai fantasmi del passato portandolo in uno stato allucinatorio. Un giorno quel premuroso del suo collega lo fa ricoverare in un sanatorio, in modo da prenderne il posto come capo stazione.
Uscito dal ricovero coatto, Alois, senza più il posto di lavoro, va alla stazione centrale di Praga in cerca d’aiuto. Lì farà nuovi incontri, ma sentirà il bisogno di tornare nella sua zona di confine per affrontare definitivamente quei fantasmi che lo hanno perseguitato per anni.
Alois Nebel è animato con tecnologia rotoscope, ma i fotogrammi non sono colorati, sono in un bianco e nero dove la luce cerca di squarciare la densa oscurità che avvolge i ricordi e la storia. Il risultato è perfettamente calzante per questo noir che segue le tracce di una memoria personale e illumina i risvolti di una memoria storica. La collocazione temporale è nei pressi della caduta del Muro di Berlino, ma i flashback che cercano di schiarire il passato riportano alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il film è tratto dal primo volume della trilogia di graphic novel scritte da Jaroslav Rudiš, basate sui racconti del nonno Alois, e illustrate da Jaromír Švejdík (che ha anche un blog Jaromir99). Gradito

martedì 11 giugno 2013

Pi Greco a fotogrammi primi

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Sulla scia di 9 film frames mi ero domandato cosa sarebbe venuto fuori se la selezione di fotogrammi fosse stata ispirata dalla successione dei numeri primi. Ho pensato di provare, con VLC e Inkscape ci si mette 5 minuti, e quale migliore film da prendere come esempio se non Pi Greco - Teorema del delirio di Darren Aronofsky?
In verità nel film si nomina la Successione di Fibonacci, ma cresce troppo in fretta e quindi non si adatta alle nostre intenzioni. Usando i numeri primi, invece, si ottiene l'immagine sopra, formata dai fotogrammi che compaiono ai minuti: 2, 3, 5, 7, 11, 13, 17, 19, 23, 29, 31, 37, 41, 43, 47, 53, 59, 61, 67, 71, 73.
Sarebbe una bella idea se un regista piazzasse nel suo film a corrispondenze significative, come questo esempio coi numeri primi, dei fotogrammi che ricomposti secondo la sequenza creino un nuovo significato, o addirittura che disposti in una matrice ricreino un'immagine di senso compiuto.

lunedì 10 giugno 2013

9 film frames

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9 Film Frames si propone di mostrare un film con soli 9 fotogrammi, troppo pochi per ricostruire una storia, ma sufficienti per attirare l'attenzione del cinefilo.
Chissà se scegliendo un numero più grande di frame, magari selezionandone uno rappresentativo entro ogni minuto, sarebbe possibile ricostruire idealmente anche il racconto. E chissà quale sarebbe il risultato se la selezione di fotogrammi avvenisse prendendo quelli che compaiono ai minuti che rappresentano un numero primo; in un film di 100 minuti sarebbero solo 25 screenshot.

domenica 9 giugno 2013

Le regole del cinema di Hitchcock


Fra la fine dello scorso anno e questo 2013 avevo scavallato i 1400 film visti. All'avvicinarsi della grossa cifra mi ero ripromesso di recuperare almeno una parte della filmografia di Alfred Hitchcock che rappresentava una delle mie grandi lacune cinematografiche. In contemporanea alla visione dei film ho iniziato a leggere anche Il cinema secondo Hitchcock celebre libro composto di interviste e chiacchiere fra François Trouffaut e il maestro del brivido.
Quello che più mi ha colpito di questa tardiva scoperta di Hitchcock è il continuo appoggiarsi alla psicologia freudiana, ad ogni visione di film notavo come fosse sempre presente un tema portante fra quelli topici di quell'approccio: senso di colpa, sessualità, accuse ingiuste, manie, repressioni... La lettura del libro rende tutto più chiaro, questa centralità è riconducibile sia alla vita personale del giovane Alfred, sia alla sua concezione di cinema.
Sul web si possono trovare ottimi riassunti del libro e tutte le informazioni necessarie per approfondire, a partire dalla voce relativa al regista su wikipedia che mi pare proprio ben fatta.
Ho pensato di riportare comunque, in questo post, un breve elenco di quelli che, secondo me, sono gli aspetti salienti per approcciare il cinema di Hitchcock; praticamente il mio bignami de Il cinema secondo Hitchcock in 12 punti.


Alfred Hitchcock theme

1. Per Hitchcock realizzare un film è un gioco a tre parti: c'è il regista, il film e il pubblico. La chiarezza è la caratteristica più importante per un film.

2. Si possono individuare due versioni di Hitchcock: quello inglese (il primo) e quello americano (della fama). Il club dei 39 è la sintesi del cinema inglese;  Intrigo internazionale è la sintesi del cinema di Hollywood.

3. Hitchcock vive il passaggio fra cinema muto, che considera la forma più pura di cinema, e cinema sonoro. Per Hitchcock il dialogo è un rumore in mezzo ad altri, la storia deve essere costruita dalle immagini.
Un errore dei critici è proprio quello di valutare un film per la qualità letteraria piuttosto che per la qualità cinematografica.
Secondo Hitchcock l’avvento del sonoro ha contribuito a impoverire il linguaggio cinematografico perché i registi hanno più frequentemente risolto nodi narrativi attraverso il dialogo piuttosto che attraverso immagini, inquadrature e sequenze.

4. Hitchcock non si sente un artista, ma un professionista. Se vuole esprimere qualcosa cerca la tecnica migliore per avere la giusta efficacia drammatica sul pubblico. Contesta lo stile documentaristico perché bisogna filmare per dare l'impressione: nel documentario è Dio il regista, nel film di finzione è il regista che è un dio.

5. Gli elementi da inserire nel film devono essere quelli tipici del posto in cui si svolgono le vicende e del tipo di personaggio. Ad esempio, se il film è ambientato in Svizzera allora ci sarà il cioccolato, se il personaggio è un fotografo allora la sua arma sarà un flash accecante. Si devono scegliere situazioni forti e personaggi stereotipati, fra i due privilegiare le situazioni ai personaggi.
Per i personaggi si può sfruttare l’immaginario impresso nel pubblico legato agli attori usati (es. James Stewart porta con se l'emozione e il calore dei film di John Ford, Cary Grant il fascino e l’ironia delle commedie di amori e tradimenti).

6. Espediente che ritorna nella filmografia di Hitchcock è il Mac Guffin, un qualcosa di estrema importanza per i personaggi del film, ma che non ne deve avere per il narratore e per il pubblico. Nel corso del film la preoccupazione per il destino del personaggio principale deve essere più forte e far dimenticare del Mac Guffin. Conviene svelare cosa c'è dietro il Mac Guffin a due terzi del film per evitare che si generi un finale esplicativo, dove l’aspettativa del pubblico potrebbe farlo considerare come banale o ridicolo. Il Mac Guffin deve essere niente, un regista non ha niente da dire, deve mostrare e produrre forme.

7. In situazioni in cui non si sa cosa fare, la cosa migliore è ricorrere al "run for cover" (corri al riparo). È una regola degli esploratori: se ci si perde non si deve correre a caso sperando di ritrovare la strada giusta, conviene tornare sui propri passi e ricondursi al punto in cui si è preso la strada sbagliata.

8. Regola cardinale: più il cattivo è riuscito, più il film sarà riuscito.

9. Non preoccuparsi della verosimiglianza, ma ricercare un senso di realtà attraverso l’irrealtà della ripresa. Ad esempio se si vuole mostrare due uomini che lottano, si otterrà un effetto di irrealtà se ci si limita a fotografare questa lotta con un campo ampio. La vera realtà si ottiene, al contrario, entrando nella rissa per farla vivere al pubblico.

10. La macchina da presa deve andare dal più grande al più piccolo, dal più lontano al più vicino. Evitare scene descrittive.

11. Giocare con suspance e sorpresa. Trucco del Red Herring: usare un qualcosa che distoglie l'attenzione per aumentare poi l'effetto sorpresa della scena dell'assassinio. È una risposta al fatto che il pubblico cerca sempre di anticipare, gli piace dire: "adesso succederà...".

12. Hitchcock crede che la violenza nei suoi film sia salutare: provoca shock morali benefici. La civiltà è diventata così protettiva che non permette più di procurarsi emozioni da pelle d'oca. Il solo modo per scuotersi dal torpore e recuperare l'equilibrio morale è ricorrere a mezzi artificiali. Il cinema è, secondo Hitchcock, il migliore strumento per ottenere questo risultato.