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venerdì 30 aprile 2010

Ubuntu 10.04 LTS

la nuova ubuntu
ubuntu 10.04 lince lucida

Piccolo spot per celebrare l'uscita ufficiale della nuova Ubuntu con supporto a lungo termine.
Ubuntu è un sistema operativo open source, gratuito, che può sostituire Windows o MacOS nei vostri computer.
La nuova versione 10.04, nome in codice Lucid Lynx, ha introdotto un restyling del look e riorganizzato alcune caratteristiche con particolare attenzione verso il download di musica e la gestione dei social network.
Se non conoscete il potere di Ubuntu potete provare questa meraviglia masterizzando un live cd con il quale far partire il vostro computer, quindi sperimentare e decidere se passare all'installazione che può anche affiancare il sistema che già utilizzate.

mercoledì 28 aprile 2010

lunedì 26 aprile 2010

Taxisti di notte

tassisti di notte

Cinque città per cinque viaggi in taxi con personaggi diversi all'insegna di storie ironiche e apparentemente futili, ma che in conclusione hanno un filo di “morale”.
Si parte da Los Angeles con una appena maggiorenne Winona Ryder alla guida del suo taxi. È un maschiaccio che sogna di diventare meccanico, l'agente cinematografica che trasporta le farà una proposta “indecente”. Ma non tutti sono in vendita.
Per il secondo giro ci troviamo a New York, un ex-clown di Dresda è al suo primo giorno di lavoro però non sa guidare molto bene e il passeggero, un giovane esuberante e spiritoso, si offre di prendere il posto al volante per accelerare le manovre. La città è grande, ci sono luci che la rendono favolosa e altre, intermittenti, che illuminano il marcio delle “zone d'ombra” metropolitane.
A Parigi una ragazza cieca un po' burbera dà una lezioncina ad un impacciato taxista della costa d'avorio. Il gioco dei pregiudizi porta a malintesi, gaffe e ad incidenti di percorso.
Arriviamo senza il mal di macchina dalle nostre parti, a Roma un toscanaccio logorroico sfreccia nelle stradine sali&scendi in barba alle regole stradali, alla faccia della polizia e approfittando di un prete per fare le sue confessioni sessuali. Ecco l'italia.
Terminiamo nella fredda Helsinki, tre ubriachi hanno alzato il gomito per dimenticare la tremenda giornata di uno di loro. Ma c'è sempre qualcuno che sta peggio, e un altro motivo per cui piangere.
Idea simpatica, Jarmusch ricama un po' sul tratto di confidenza temporanea che si instaura fra conducente e passeggero connotando i racconti con qualcosa di rappresentativo della città toccata, ma non ha molto spazio per muoversi. Non sempre il ritmo risulta avvincente, una sforbiciata qua e là avrebbe giovato.
Gradito
| Reg: 5 | Rec: 5 | Fot: 6 | Sce: 6 | Son: 5 |

venerdì 23 aprile 2010

Fantastic Mr.Fox

Fantastic Mr. FoxIl signor Fox è una volpe che ha messo da parte la sua "natura" per assecondare la mogliettina in dolce attesa che richiedeva una vita più tranquilla.
Dopo due anni, che corrispondono a dodici anni-volpe, la quotidianità è diventata come una cravatta troppo stretta per Fox che decide di mettere da parte l'abito da giornalista, indossare un passamontagna, e tornare all'oscuro della moglie il ladro di polli di un tempo.
I contadini moderni sono però diversi da quelli del passato, ora sono diventati agguerriti capitalisti e non hanno intenzione di vedere intaccata la loro grande produzione.
Questa fiaba in stop-motion di Anderson è tratta dall'omonimo racconto per bambini di Roald Dahl, contiene tutti gli elementi cari al regista e sono quelli già visti nei film precedenti (I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Il treno per il Darjeeling): c'è l'atmosfera malinconica, l'umorismo non-sense, il rapporto problematico padre-figlio, la grande impresa da compiere per ritrovarsi, le personalità stravaganti e la colonna sonora in primo piano.
L'aspetto nuovo viene dalla tecnica rappresentativa, utilizzata con garbo, bilanciando l'artificiosità dei pupazzetti con l'attenzione ai particolari.
La morale "comunista" che trapela nel finale, dove si espropria da un ipermercato quanto serve per la sopravvivenza del gruppetto di animali, trova un simbolo "rivoluzionario" nella divertente scena dell'incontro con il lupo con il reciproco pugno al cielo. È una scena dilatata, cromaticamente contrastante, un interruzione che probabilmente svela cosa si nascondeva dietro la fobia di Fox per quella creatura. In verità la paura era quella di trovarsi di fronte al suo lato "selvaggio", quella parte di sé repressa in cambio della tranquillità borghese e coperta da un abito chic (in opposizione al pelo al vento del fiero lupo). Solo dopo la nuova temeraria impresa può finalmente riappacificarsi con quell'anima prima soffocata e guardare quindi con commozione e fierezza all'emblematico lupo.
Allora... pugno al cielo, per riprendersi ciò che spetta, riscoprire la propria natura e gustare una famiglia diversa, coesa e allargata.
Gradito
| Reg: 8 | Ani: 8 | Fot: 8 | Sce: 8 | Son: 8 |

giovedì 22 aprile 2010

Visitatori, commenti e pubblicità: la vita dei piccoli blog


popcorn al cinema
Ieri oltre 150 visite sul post di Shutter Island.
- Zero commenti.
- Zero clic sulla pubblicità.
Sinceramente comincio a stancarmi di questo blog e mi faccio qualche domanda che avevo accantonato per evitare di essere lagnoso.
So bene che il 90% del popolo internet è composto di lurker che frequentano, leggono, usano, i contenuti web senza lasciare traccia della loro presenza, ma trovo in generale la risonanza del blog troppo scarsa per i miei gusti.

Come avevo già scritto l’impegno dedicato a questo blog è maggiore di quello destinato per QualitativaMente e Ukuntu in cui scrivo post occasionali e che non mi richiedono riflessioni, ma fanno numeri uguali e superiori oltre ad essere più redditizi. L’idea di “tenermi” solo questi è conveniente.
Bisogna infatti considerare che i piccoli produttori di contenuti non sempre sono così motivati per continuare a condividere se non traggono qualche feedback soddisfacente.
Anche dal punto di vista personale sto prendendo in considerazione che, per il mio intento iniziale di raccogliere in un unico posto le mie visioni, sia molto più comodo tenere una paginetta di foglio di calcolo, con quattro colonne da compilare in pochi secondi, oppure usare un programma di catalogazione in locale come Griffith.

Il messaggio che voglio dare è che se usufruite di qualche blog che vi piace leggere, specie nel caso di quelli piccoli, ci sono principalmente due modi per dare “soddisfazione” effettiva a chi gli dedica del tempo: i commenti e i clic sulle pubblicità, se non si ha niente da dire ci vuole un attimo per visitare un link di AdSense che incuriosisce.
Se invece non vi interessa che proseguano le esistenze di questi blog fate proprio bene ad ignorare queste due forme, state sicuri che diventeranno presto un chiaro messaggio per i loro autori.

martedì 20 aprile 2010

Shutter Island

shutter island scorsese"Teddy, forza, riprenditi".
Teddy sta soffrendo il mal di mare, è un agente federale e il suo patner Chuck lo invita a preparasi alla loro destinazione che si staglia all'orizzonte: un manicomio criminale costruito su un’isola. I due devono indagare sulla sparizione di Rachel Solado, una paziente uscita dalla sua stanza senza lasciare nessuna traccia, ma quello da cui si deve veramente “riprendere” Teddy, scopriremo, è un’altra cosa.
Scorsese ci posiziona vicini al nostro protagonista, un Di Caprio che si dimostra uno dei migliori attori in circolazione, e ci conduce in un percorso lineare dove si accumulano indizi che servono per costruire un vacillante castello di carte da far cadere con una soffiata finale.
Quello dell’epilogo che mostra tutto quanto sotto una nuova luce non è certo una trovata nuova e anche se insieme all’ultima scena, che si lascia ad una duplice lettura, è sicuramente ciò che più rimane allo spettatore dopo la visione, non bisogna dimenticare quello che c’è prima: un film corposo e avvolgente.
L’inizio richiama ai noir del passato, con un fondale disegnato e i colori slavati, poi nel proseguo si individuano venature hitchcockiane ma intrise di un mood alla Edgar Allan Poe, e dalla prima scena onirica sentiamo il terreno farsi molle sotto i nostri piedi, c'è dell'altro, cadremo in una spirale di dubbi cercando di farci largo tra follia e logica.
L'isola è uno spazio aperto ma delimitato, minacciata dalle acque e tormentata dalla tempesta, praticamente metafora della psiche del nostro protagonista costretto alla prigionia della mente. Cos'è che assilla tanto il nostro protagonista? Sono i ricordi di un passato che non si vuole, non si può, accettare e un senso di colpa che non si riesce a rimuovere. Allora si prova ad arginare tutto, a costringerlo in un'isola, e costruirci intorno un'altra realtà più sostenibile. Ma i ricordi sfuggono, si tramutano in fantasmi, trovano spiragli e diventano ossessioni.
Perché tutto questo dolore? La causa è la violenza, la violenza insita nell'uomo, in ogni uomo, c'è la Storia a ricordarlo (Dachau) come fatto collettivo oltre che personale. Sembra che sia veramente questa la molla che Dio ha dato agli uomini, non l'ordine morale, il vero assetto sistemico si trova intorno ad un'opposizione che segue la regola "può la mia violenza vincere sulla tua?".
Dopo aver vagato nei labirinti della mente, ed esserne usciti ci si ritrova a guardare in faccia la tremenda verità, ma è come un soffiare sulle ceneri di un dolore che non si può spegnere. Tolta la maschera della pazzia ci si riscopre mostri e, forse, è preferibile trovare un po' di pace (lobotomia) fingendo d'essere uomini per bene che vivere, per quello che si è, da mostri.
Scorsese fa del libro "L'isola delle paura" di Denis Lehane un film carico emotivamente e visivamente, un grande gioco di ruolo che si vorrebbe terapeutico e probabilmente riesce ad esserlo pur non ottenendo i risultati clinicamente sperati, ossia l'uomo liberato grazie all'accettazione, ma sviscerando un cervello che controlla fame, empatia, rabbia, dolore... tutto.
Deliziato
| Reg: 8 | Rec: 8 | Fot: 8 | Sce: 8 | Son: 8 |

domenica 18 aprile 2010

Pandorum

pandorumNel 1969 l’uomo mette piede sulla luna mentre sulla Terra la popolazione è di 3,6 miliardi di abitanti.
Nel 2009 viene lanciato il telescopio Kepler per cercare pianeti con condizioni di vita simili alla Terra che nel frattempo è arrivata a 6,7 miliardi di abitanti.
Nel 2153 una sonda scova il suolo di Tanis, finalmente siè trovato un pianeta ospitale, intanto nel nostro vecchio globo le risorse alimentari scarseggiano e la popolazione è di 24,3 miliardi.
Nel 2174 inizia una guerra per le risorse, ed eccoci giunti ai nostri eventi, nello spazio vaga l’enorme astronave Elysium dove il caporale Bower si è appena risvegliato dall’ibernazione. Quello che trova è una nave lasciata a sé stessa quasi priva di energia, la sua memoria langue a causa del lungo periodo di inattività. Dovrà scoprire cosa è successo e dirigersi al reattore per riavviarlo.
Pandorum mischia fantascienza con horror e qualche elemento fantasy, un po’ troppo buio nella prima parte, ma quasi un obbligo per tirare un po’ sull’ambientazione, anche l’atmosfera rimane un po’ sospesa come capita in vari B-movies. Quello che pesa di più e la mancanza di sostanza sui personaggi secondari che si trovano calati "tanto per".
Oltre all'intrattenimento composto quasi esclusivamente di tensione, si cerca di scavare un pochino su celebri temi che accompagnano il genere: la paura dell'ignoto, ma anche l'incombente minaccia fisica (le creature mutanti) e psicotica (pandorum). Altro argomento accennato, trattato in maniera più solida in Stranded, è quello su come l'etica morale sia vacilante in condizioni al limite.
Scopriremo che la missione è durata 923 anni, è il viaggio più lungo che l’uomo e la macchina abbiano mai fatto... Come sarà finito?
Gradito
| Reg: 7 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 6 | Son: 5 |

domenica 11 aprile 2010

Green Zone

green zoneIl capitano Roy Miller comanda una truppa dell’esercito americano incaricata di trovare le fantomatiche armi di distruzione di massa che sarebbero nascoste in alcuni siti nei pressi di Baghdad.
Dopo l’ennesima operazione che si conclude in un buco nell’acqua, Roy comincia a sospettare che le informazioni in loro possesso non siano molto attendibili e decide di muoversi per capire qual è la verità.
Paul Greengrass è il regista dei due Burne, Supremacy e Ultimatum, si porta dietro l'attore Matt Demon e rimane sul filone del giochetti fra agenzie ufficiali e meno. Questa volta il protagonista non è un super agente in cerca di sé stesso, ma un soldato che vorrebbe vedere chiaro, perché sono importanti le ragioni per cui si fa una guerra.
Il film è senza infamia né lode, soprattutto senza lode, troppo scontato nella storia e viziato dal fatto che lo spettatore conosce già come finisce il "raccontino" delle pericolosissime armi.
Lo stile è quello della macchina da presa modello "mal di mare", sempre più una garanzia per creare ansia, nervoso e confusione, insomma l'ideale per le concitate missioni militari. Tutto il resto è molto funzionale.
Un filmetto che va bene per una prima serata, alla televisione, ma se di deve scegliere sul genere molto meglio orientarsi su Hurt Locker della Bigelow o riguardare i vecchi "Bourne".
Sgradito
| Reg: 7 | Rec: 6 | Fot: 6 | Sce: 6 | Son: 6 |

mercoledì 7 aprile 2010

Gamer

gamerNel 2034 impazza il nuovo real-game del miliardario Ken Castel, già creatore di “Society” dove un ciccione seduto in poltrona, ad esempio, può prendere il controllo di una biondina in carne e ossa e farle fare quello che preferisce in un mondo tutto colorato, che ricorda un po' Second Life, all’insegna del divertimento più sfrenato.
Il nuovo titolo si chiama “Slayer” e prevede un'inedita opzione, i personaggi comandati dai giocatori possono anche morire, anzi è la norma, perché sono detenuti già condannati alla pena capitale che vengono usati come soldatini e calati in un campo di gioco bellico. Se sopravvivono per trenta round hanno la possibilità di tornare liberi: praticamente una versione futuristica dei gladiatori delle arene.
Il gioco ha raggiunto un tale successo che viene seguito alla televisione come un reality, nessuno è ancora riuscito nell’impresa di "liberazione", ma questa volta il ragazzino che comanda Kable è quasi giunto al traguardo. Senonché l'hacker Humanz interviene per cercare di svegliare le menti e svelare un inganno.
Neveldine e Taylor li conosciamo per essere i registi di Crank e Crank: high voltage dove abbiamo apprezzato il loro cinema dall'estetica da videogame, se vogliamo dirla in maniera misurata, altamente adrenalinica, violenta e spinta, se vogliamo dirla tutta.
Gli elementi per concretizzare un altro buon film c’erano quasi tutti: regia di qualità, dollari da spendere e qualche idea, non così originale, ma interessante. Quello che manca e disturba veramente, oltre a una compagine di attori in grado di diventare "personaggi" (Gerard Bluter non rende come un Jeson Statham), è una sceneggiatura valida considerato che la storia si rivela piena di buchi, con improvvise evoluzioni e mancati sviluppi.
Nel racconto è interessante l'incontro fra vissuto e tecnologia che non passa per la "vecchia" realtà virtuale, perché la biotecnologia ha permesso di interfacciarsi direttamente con un essere umano vivente con cui "giocare": tu perdi, lui muore. Si vive o si gioca?
Gradito
| Reg: 7 | Rec: 5 | Fot: 8 | Sce: 4 | Son: 7 |

domenica 4 aprile 2010

Eldorado Road

eldorado roadYvan è un meccanico d'auto d'epoca, vive solo. Un giorno rientrando a casa la trova a soqquadro, dal piano superiore si sentono alcuni rumori, corre su e pesca il ladro nascosto sotto il letto: il furfante è impaurito e non ha intenzione d'uscire. Dopo una notte di stazionamento i due troveranno un accordo.
Il malandrino è un giovane eroinomane innocuo e vorrebbe tornare dalla sua famiglia, Yvan si offre d'accompagnarlo a bordo della sua Chevrolet.
Si tratta di un viaggio che non porta affatto ad un luogo appagante e piacevole, El Dorado sarebbe un paradiso, ma qui siamo sulla Terra e questo tragitto umano parte dal bizzarro per passare al malinconico e giungere al tragico. È un on the road che non si realizza negli sconfinati territori americani, siamo nel piccolo Belgio, ma "la strada" mantiene ancora un suo potere riuscendo ad infrangere le due solitudini, temporaneamente, perché la vita non è meravigliosa, specie se nel passato c'è qualcosa che continua a tormentarti e per recuperare è troppo tardi, praticamente impossibile.
Questo piccolo film asciutto e silenzioso, girato in modo semplice ma non banale, sgranella un pessimismo che non cade nel patetico e si palesa in due battute su cui riflettere. La prima è: «Se vuoi vivere devi passare sulle tombe degli altri». La seconda, che diventa emblematica nel finale, è: «Se vedi uno che ha fatto un incidente cosa fai? Lo soccorri!? No, devi andare via; hai il brevetto di soccorso? No. Allora devi andare via».
Gradito
| Reg: 7 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 6 |

venerdì 2 aprile 2010

Walt Disney faceva copia-incolla


Ma voi lo sapevate?
Andavano giù di rotoscope "a nastro".

giovedì 1 aprile 2010

W il leone che mangia il terrone...

sfondo lega nord

Ormai la giornata volge al termine, quindi posso finalmente togliere questa immagine leghista che era diventata lo sfondo del blog... Ovviamente era un pesce d'aprile, solo due persone hanno detto qualcosa in merito (me ne aspettavo qualcuna in più), Emanuele credo abbia pensato veramente che fossi leghista.
Va bene che pure il "defunto" Giovanni Lindo Ferretti ex CCCP ha dichiarato di votare Lega Nord, ma a me non è ancora andato in pappa il cervello, come credere che possa essere un sostenitore del partito meno umanista e più rozzo che abbiamo in italia?!
Insomma era solo uno scherzo.
Purtroppo quando Luca Zaia era Ministro dell'Agricoltura avevo espresso qualche nota positiva nei suoi confronti dopo averlo sentito in una intervista all'Era glaciale dalla Bignardi: furono i miei primi apprezzamenti per un politico leghista. Praticamente si rivelarono "le ultime parole famose". Proprio lui è diventato il Presidente del Veneto (la mia regione) sostenuto da uno straripante e preoccupante popolo leghista.