Milo viene scaricato poco prima del matrimonio e va in cerca del suo primo amore. Emilia tenta ogni mese il suicidio, un po' per arte, un po' per attirare l'attenzione della madre. Jonathan Preest è un giustiziere mascherato di una fantascientifica Città di mezzo, unico ateo di una città di credenti, e vuole vendicare l'uccisione di una bambina. Esser è un signore alla ricerca del figlio che non rivede da molto tempo. Quattro protagonisti di storie apparentemente slegate che hanno però un destino comune.
McMorrow prende esteticamente qua è là passando fra Dark city e V per vendetta. Inizia disorientando lo spettatore giocando su una duplice realtà e su più protagonisti, senza contare l'inganno di un trailer che fa immaginare un film fantastico che si rivela invece essere un drammatico.
Anche se senza molta personalità è ben girato e con una buona fotografia, a non convincere molto sono le partizioni di tempo dedicate alle varie storie e il relativo montaggio lineare che, nella seconda parte, appare un po' “forzato” per accompagnare la comprensione di certi parallelismi.
La bella Eva Green porta un surplus al reparto recitativo che viene penalizzato da Ryan Phillippe in un ruolo che non gli calza per niente, quando Preest viene smascherato è stata una delusione: non mi aspettavo saltasse fuori quello spensierato faccino.
Franklyn si colloca idealmente (filosoficamente e psicologicamente) fra la ferita – il trauma (lutto, violenza, abbandono, delusione...) – e la morte, in quella cupa “terra di mezzo” dove il dolore rende pazzi, dove l'anima è colpita così fortemente che non si riesce a rialzarsi e guardare la realtà. Franklyn dice che in questi casi non rimane che aggrapparsi a un'idea, irreale, perché quando diventa impossibile riuscire a vivere felici si può solo “credere” o sanguinare.
McMorrow prende esteticamente qua è là passando fra Dark city e V per vendetta. Inizia disorientando lo spettatore giocando su una duplice realtà e su più protagonisti, senza contare l'inganno di un trailer che fa immaginare un film fantastico che si rivela invece essere un drammatico.
Anche se senza molta personalità è ben girato e con una buona fotografia, a non convincere molto sono le partizioni di tempo dedicate alle varie storie e il relativo montaggio lineare che, nella seconda parte, appare un po' “forzato” per accompagnare la comprensione di certi parallelismi.
La bella Eva Green porta un surplus al reparto recitativo che viene penalizzato da Ryan Phillippe in un ruolo che non gli calza per niente, quando Preest viene smascherato è stata una delusione: non mi aspettavo saltasse fuori quello spensierato faccino.
Franklyn si colloca idealmente (filosoficamente e psicologicamente) fra la ferita – il trauma (lutto, violenza, abbandono, delusione...) – e la morte, in quella cupa “terra di mezzo” dove il dolore rende pazzi, dove l'anima è colpita così fortemente che non si riesce a rialzarsi e guardare la realtà. Franklyn dice che in questi casi non rimane che aggrapparsi a un'idea, irreale, perché quando diventa impossibile riuscire a vivere felici si può solo “credere” o sanguinare.
Gradito
| Reg: 6 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 7 |
| Reg: 6 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 7 |