Nella cittadina giapponese di Kurozu alcune persone si comportano in modo strano, sembra sia dovuto alla “Maledizione della spirale”. La studentessa Kirie e il suo ragazzo Shuichi si trovano accerchiati dagli eventi, dovrebbero fuggire, ma la spirale li attira a sè.
Che strano miscuglio in questo Uzumaki ("vertigine" in giapponese), un horror con situazioni trash e dementi che portano al sorriso, un paio di trovate sono stucchevoli nella loro assurda stupidità. Dopo pochi minuti risulta chiara una trama da fumetto, dopo la visione scopro infatti che è tratto da un manga di Junji Ito.
Si inizia con un invasato ossessionato dalle spirali che ammira un vasaio perché nella sua arte si nasconde l’essenza della spirale. D’altra parte come non essere affascinati da quella figura che dà le vertigini e sembra condurre ad un mistero ultimo e infinito?
Trascorsa una ventina di minuti c’è il primo “colpo” che toglie ogni dubbio su quali guanti si debbano usare per maneggiare il film. Nel secondo capitolo tocchiamo le sconvenienze della spirofobia che porta a eliminare ogni cosa possa richiamare una spirale, come impronte digitali, capelli, e attenzione alla coclea, sta dentro le vostre orecchie.
Nel terzo capitolo ci viene detto che una volta lumache umane erano gli abitanti del villaggio, ma la cosa non viene approfondita nonostante un paio di studenti stiano diventando proprio grosse chiocciole. Non c’è tempo perché la maledizione ha ormai raggiunto il suo apice.
Nel quarto capitolo c'è l’epilogo, ci si sofferma sul lago che sembrava nascondere la spiegazione di tutto, ma che a noi non è dato sapere, nell’assurdo l’unica cosa chiara è che la spirale ha vinto.
Da segnalare positivamente la scelta cromatica della fotografia che vira tutto alle gradazioni di un verde smorto e ammuffito. Alla visione ero stato portato dall’attrazione per le spirali, post-visione mi stanno un po’ sullo stomaco e il film lo possiamo tranquillamente dare al gatto...
Che strano miscuglio in questo Uzumaki ("vertigine" in giapponese), un horror con situazioni trash e dementi che portano al sorriso, un paio di trovate sono stucchevoli nella loro assurda stupidità. Dopo pochi minuti risulta chiara una trama da fumetto, dopo la visione scopro infatti che è tratto da un manga di Junji Ito.
Si inizia con un invasato ossessionato dalle spirali che ammira un vasaio perché nella sua arte si nasconde l’essenza della spirale. D’altra parte come non essere affascinati da quella figura che dà le vertigini e sembra condurre ad un mistero ultimo e infinito?
Trascorsa una ventina di minuti c’è il primo “colpo” che toglie ogni dubbio su quali guanti si debbano usare per maneggiare il film. Nel secondo capitolo tocchiamo le sconvenienze della spirofobia che porta a eliminare ogni cosa possa richiamare una spirale, come impronte digitali, capelli, e attenzione alla coclea, sta dentro le vostre orecchie.
Nel terzo capitolo ci viene detto che una volta lumache umane erano gli abitanti del villaggio, ma la cosa non viene approfondita nonostante un paio di studenti stiano diventando proprio grosse chiocciole. Non c’è tempo perché la maledizione ha ormai raggiunto il suo apice.
Nel quarto capitolo c'è l’epilogo, ci si sofferma sul lago che sembrava nascondere la spiegazione di tutto, ma che a noi non è dato sapere, nell’assurdo l’unica cosa chiara è che la spirale ha vinto.
Da segnalare positivamente la scelta cromatica della fotografia che vira tutto alle gradazioni di un verde smorto e ammuffito. Alla visione ero stato portato dall’attrazione per le spirali, post-visione mi stanno un po’ sullo stomaco e il film lo possiamo tranquillamente dare al gatto...
Sgradito
| Reg: 4 | Rec: 4 | Fot: 7 | Sce: 4 | Son: 4 |
| Reg: 4 | Rec: 4 | Fot: 7 | Sce: 4 | Son: 4 |