1957, Luciana ha nove anni è vestita di bianco tiene un cero in mano e sta per fare la prima comunione, ma quando si avvicina all'altare scappa, corre fino a casa e si rinchiude in bagno. Non c'è verso di farla uscire, lei ha deciso: quella cerimonia non la farà, perché lei è comunista!
Passano sei anni e la ritroviamo militante nella sezione di partito del suo quartiere alle prese con gli amori e la difficoltà di crescere, sullo sfondo le prime imprese alla scoperta dello spazio e i sogni che si portano appresso.
Avevo visto il trailer e mi aspettavo un film più bello, con il senno di poi era meglio guardare solo quello che già contiene il buon inizio e le parti più divertenti del film. La partenza è come una promettente fumata di polvere da sparo che però si consuma senza accendere un fuoco d'artificio, lasciando la delusione del caso.
Siamo nei primi anni sessanta ed essere comunista non è ancora un'onta, le prime conquiste spaziali vengono proprio dalla madre Russia e si trasformano in propaganda politica favorevole: "La tecnologia comunista sconfigge la forza di gravità, vota e fai votare comunista".
La nostra protagonista segue le orme paterne, ex dirigente di partito, e si aggrappa alle aspettative comuniste come ad una rete, nella quale si intrappolano anche i sogni spaziali inculcati dal fratello epilettico ossessionato dai cosmonauti, e lei usa tutto ciò come sostegno per dare un "tragitto" alla sua vita accerchiata da persone che non le danno il giusto riguardo.
Luciana è impulsiva e ribelle, alla prova con le prime pulsioni e la difficoltà di promuovere le sue idee in un partito chiuso nel riconoscere pari dignità al pensiero femminile; sperimenterà la complessità delle relazione e degli effetti che le accompagnano.
Nel cast troviamo un Sergio Rubini minore e Claudia Pandolfi che sarebbe anche brava ma è veramente intrappolata, senza via d'uscita, in uno stile da fiction che le impedisce il salto di qualità.
La colonna sonora curata da Max Casacci dei Subsonica è la parte migliore del film e comunque gioca facile appoggiandosi ai classici come "Nessuno mi può giudicare" di Caterina Caselli, "Cuore" di Rita Pavone e "Cuore matto" di Little Tony.
Il film finisce senza essere arrivato a niente di particolare, anzi con qualcosa lasciato indietro, lo spettatore ha assistito ad una storiella adolescenziale, come altre, con l'originalità d'essere collocata storicamente prima del più titolato sessantotto.
Passano sei anni e la ritroviamo militante nella sezione di partito del suo quartiere alle prese con gli amori e la difficoltà di crescere, sullo sfondo le prime imprese alla scoperta dello spazio e i sogni che si portano appresso.
Avevo visto il trailer e mi aspettavo un film più bello, con il senno di poi era meglio guardare solo quello che già contiene il buon inizio e le parti più divertenti del film. La partenza è come una promettente fumata di polvere da sparo che però si consuma senza accendere un fuoco d'artificio, lasciando la delusione del caso.
Siamo nei primi anni sessanta ed essere comunista non è ancora un'onta, le prime conquiste spaziali vengono proprio dalla madre Russia e si trasformano in propaganda politica favorevole: "La tecnologia comunista sconfigge la forza di gravità, vota e fai votare comunista".
La nostra protagonista segue le orme paterne, ex dirigente di partito, e si aggrappa alle aspettative comuniste come ad una rete, nella quale si intrappolano anche i sogni spaziali inculcati dal fratello epilettico ossessionato dai cosmonauti, e lei usa tutto ciò come sostegno per dare un "tragitto" alla sua vita accerchiata da persone che non le danno il giusto riguardo.
Luciana è impulsiva e ribelle, alla prova con le prime pulsioni e la difficoltà di promuovere le sue idee in un partito chiuso nel riconoscere pari dignità al pensiero femminile; sperimenterà la complessità delle relazione e degli effetti che le accompagnano.
Nel cast troviamo un Sergio Rubini minore e Claudia Pandolfi che sarebbe anche brava ma è veramente intrappolata, senza via d'uscita, in uno stile da fiction che le impedisce il salto di qualità.
La colonna sonora curata da Max Casacci dei Subsonica è la parte migliore del film e comunque gioca facile appoggiandosi ai classici come "Nessuno mi può giudicare" di Caterina Caselli, "Cuore" di Rita Pavone e "Cuore matto" di Little Tony.
Il film finisce senza essere arrivato a niente di particolare, anzi con qualcosa lasciato indietro, lo spettatore ha assistito ad una storiella adolescenziale, come altre, con l'originalità d'essere collocata storicamente prima del più titolato sessantotto.
Sgradito
| Reg: 5 | Rec: 5 | Sce: 5 | Fot: 5 | Son: 6 |
| Reg: 5 | Rec: 5 | Sce: 5 | Fot: 5 | Son: 6 |