La prima parte dell'ultimo titolo della saga di Harry Potter inizia con Hermione Grenger che emana un “Oblivium” sui suoi genitori, è un incantesimo per la rimozione dei ricordi ed è un po’ quello che ha colpito anche me per quanto riguarda i capitoli precedenti. Avrei avuto bisogno di un ripassino per una più agevole visione e credo che, in generale, chiunque non sia un lettore dei libri del maghetto faccia fatica ad avere ben chiara la “posizione” dei vari personaggi secondari e apprezzare, in generale, tutti i richiami e gli accenni che si susseguono nella storia.
L’inizio del film è molto cupo e l'aria tetra permane per tutta la visione, con la minaccia ora allontanata e poi improvvisamente di nuovo vicina, in un tira e molla che ben ritma la fuga-ricerca di Harry Potter. Già si era visto un progressivo virare al dark nei film precedenti, ma qui siamo giunti a un vero fantasy noir, possiamo dire che la saga del maghetto è “cresciuta” con il suo target iniziale.
Harry e compagni in questo episodio si spostano molto grazie al teletrasporto, le destinazioni sono luoghi non-luoghi, per non farsi trovare e allo stesso tempo costruire e rintracciare una via di salvezza. I ragazzi sono rimasti quasi soli, non ci sono più i grandi a dargli una mano per indirizzarli e proteggerli, Hogwards sembra molto lontana e loro vagano "on the road" faticando a trovare la strada da seguire.
Un po’ sfrontato è l'attingere dal Signore degli anelli in significativi elementi: c'è un certo Kreachet emule del Gollum, il medaglione (il primo Horcrux) che si portano appresso ha l'effetto del celebre Anello e, per finire, Dobi che «non ha padrone, è libero» ricorda molto il «padron Frodo».
Ma se mettiamo da parte queste scopiazzature e la prendiamo come “citazioni”, la storia appare nel complesso matura, tristemente adulta forse: la magia perde il suo lato gioviale e diventa vera e propria arma. Rimane spazio per qualche risatina sulla gelosia da triangolo amoroso Harry-Hermione-Ron però all’interno della storia aggiunge diffidenza e tristezza mentre è l’amicizia sincera a presentarsi come il legame su cui poter contare.
Interessante anche il generale precipitare degli eventi con il golpe al ministero della magia e il razzismo verso i babbani della nuova oligarchia delle forze oscure. Insomma “I doni della morte” hanno sostanza, si respira l’avvicinarsi della resa dei conti e Voldemort sembra il leggero vantaggio.
Piccolo appunto da “pignolarum” ho notato che nella notte di Natale, con neve ovunque, manca il fiato dalle bocche dei personaggi, ma magari c'è un motivo "magico".
In attesa della seconda parte, che uscirà nei cinema il 15 luglio 2011, buona pozione polisucco a tutti voi!
Ah, per chi non conosce la bibita, dicono sappia di «piscio di folletto».
L’inizio del film è molto cupo e l'aria tetra permane per tutta la visione, con la minaccia ora allontanata e poi improvvisamente di nuovo vicina, in un tira e molla che ben ritma la fuga-ricerca di Harry Potter. Già si era visto un progressivo virare al dark nei film precedenti, ma qui siamo giunti a un vero fantasy noir, possiamo dire che la saga del maghetto è “cresciuta” con il suo target iniziale.
Harry e compagni in questo episodio si spostano molto grazie al teletrasporto, le destinazioni sono luoghi non-luoghi, per non farsi trovare e allo stesso tempo costruire e rintracciare una via di salvezza. I ragazzi sono rimasti quasi soli, non ci sono più i grandi a dargli una mano per indirizzarli e proteggerli, Hogwards sembra molto lontana e loro vagano "on the road" faticando a trovare la strada da seguire.
Un po’ sfrontato è l'attingere dal Signore degli anelli in significativi elementi: c'è un certo Kreachet emule del Gollum, il medaglione (il primo Horcrux) che si portano appresso ha l'effetto del celebre Anello e, per finire, Dobi che «non ha padrone, è libero» ricorda molto il «padron Frodo».
Ma se mettiamo da parte queste scopiazzature e la prendiamo come “citazioni”, la storia appare nel complesso matura, tristemente adulta forse: la magia perde il suo lato gioviale e diventa vera e propria arma. Rimane spazio per qualche risatina sulla gelosia da triangolo amoroso Harry-Hermione-Ron però all’interno della storia aggiunge diffidenza e tristezza mentre è l’amicizia sincera a presentarsi come il legame su cui poter contare.
Interessante anche il generale precipitare degli eventi con il golpe al ministero della magia e il razzismo verso i babbani della nuova oligarchia delle forze oscure. Insomma “I doni della morte” hanno sostanza, si respira l’avvicinarsi della resa dei conti e Voldemort sembra il leggero vantaggio.
Piccolo appunto da “pignolarum” ho notato che nella notte di Natale, con neve ovunque, manca il fiato dalle bocche dei personaggi, ma magari c'è un motivo "magico".
In attesa della seconda parte, che uscirà nei cinema il 15 luglio 2011, buona pozione polisucco a tutti voi!
Ah, per chi non conosce la bibita, dicono sappia di «piscio di folletto».
Gradito
| Reg: 7 | Rec: 7 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 7 |
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