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domenica 20 febbraio 2011

Inception

- ATTENZIONE CONTIENE SPOILER -

Dom Cobb coadiuvato dal partner Arthur entra nei sogni delle persone ed estrae su commissione segreti nascosti nel subconscio.
L’ultimo furto non è andato benissimo, ma la vittima, il ricco e potente Saito, gli fa una controproposta con una contropartita che non può rifiutare.
Cobb invece di rubare un’informazione dovrà innestare un’idea nella mente di qualcuno e in cambio potrà rivedere i figli che da tempo non può avvicinare a causa del suicidio della moglie Mal che ha fatto sembrare il gesto come un omicidio da lui compiuto.
Inception non è propriamente un capolavoro, Inception è sicuramente bello, articolato, emozionante, ma lungi dall'avere il valore seminale che ha avuto il cugino Matrix. Lo chiamo cugino perché è il primo film che mi è venuto in mente guardando il film di Nolan nonostante siano diversi nello sviluppo: Matrix è anche un film politico e filosofico mentre Inception è poco più di un intrattenimento psicologico (con oggetto l'ossessione dell'idea).
Ma tanti altri sono i parenti, più o meno stretti, che il film di Nolan può “vantare”, o che il regista ha voluto citare, e si può affermare senza possibilità di smentita che Inception non è nemmeno un film originale. Tanto per fare qualche titolo si raccolgono idee da: Paprika, eXistenZ, Donnie Darko, Vanilla Sky, Il tredicesimo piano, Dark City, Mission: Impossible, 007 (la scena della motoslitta è veramente mal girata) e dal libro del 1966 Il signore dei sogni.
Inception riesce a catturare, oltre che visivamente, soprattutto grazie all'architettura della storia e alla colonna sonora perfetta. Esteticamente mi ha dato però una sensazione un po' decadente considerato che è tutta una lievitazione, un esponenziale, di trovate già viste.
Nell'analizzarlo si può essere condizionati dalla filmografia del regista e interpretarlo per concetti generici oppure si può ricercare nella sceneggiatura un senso logico, a mente fredda, per indagarne gli elementi, metterli in relazione e quindi inevitabilmente in discussione.
Se provo a ordinare i pezzi vedo incoerenze e nonostante le spiegazioni delle regole del gioco siano costantemente fornite nel racconto, si rivelano in realtà contraddittorie o poco sensate. Proprio il fatto che siano inserite con esplicite scene e dialoghi manifesta la necessità di far leva nello spettatore e illuderlo a credere, gli insegnano che quanto vedrà è motivato, quindi coerente. Cosa che invece non è, è solo funzionale, si tratta di un “prestigio”.
Il merito quindi di questa sceneggiatura è nella capacità di creare efficacemente il suo mondo. Ti dice che le cose funzionano così, devi solo ascoltarlo, senza domandarti se reggono, è una pappetta pronta da deglutire.
Questo è un altro motivo per cui, per me, Inception non può ritenersi all’altezza del citato Matrix: la razionalità della matrice ha un suo perché, la razionalità piegata dei sogni nolaniani è pretestuosa.
A confermare questo approccio un po' subdolo c’è il furbo finale dove si rimarca la scelta dell'ambiguità. Infatti la scena è costruita per insinuare il dubbio, Cobb non si preoccupa della trottolina, il suo totem, e corre ad abbracciare i suoi figli che sono nella stessa posizione dei ricordi nei suoi sogni (*). Sembra volerci suggerire che l'importante è la sua liberazione da un’idea (Mal) e l'aver raggiunto il “sogno” di rincontrare i suoi figli.
Quindi non è importante se la felicità sia raggiunta nel sogno o nella realtà, ma perché ciò sia possibile bisogna essere inconsapevoli o disinteressati. È la linea di Mal: «non è importante quello che sai, ma quello che credi». In poche parole se non ti accorgi dell’inganno ritieni che l'illusione sia il vero e quindi l'inganno non esiste.
Il creare questo alone di incertezza nel finale, che insinua il dubbio se Cobb sia nel reale o meno (*), rimarca anche un’evidenza metacinematografica, ossia che un innesto lo fa Nolan sullo spettatore: il regista/architetto tramite un film/sogno innesta una sceneggiatura/idea nello spettatore.
Un personaggio in particolare simbolizza questo rapporto, è Arianna, colei che costruisce labirinti ma mitologicamente sa anche come districarli e infatti dipana la mente di Cobb accompagnandolo al confronto con Mal ed è proprio lei ad ucciderla sparandole.
Anche se Inception non mi ha convinto nella sua concezione, durante la visione il coinvolgimento è stato palpabile. Le incoerenze e ambiguità sono dissimulate da Nolan che riesce ad iniettare nello spettatore ansia e meraviglia, il peso ossessivo di un'idea e la catarsi liberatoria di un'altra.
Deliziato
| Reg: 8 | Rec: 8 | Fot: 8 | Sce: 8 | Son: 9 |


- *APPENDICE -

• IL TOTEM E LA TROTTOLA
Un totem serve a capire che non sei nel sogno di un altro (così viene detto nel film). Solo tu conosci il peso e la bilanciatura di quello specifico oggetto e quindi uno non può “progettarlo” identico e per mantenere questa particolarità non puoi farlo toccare ad altri.
Nel sogno fatto su Saito lui si accorge di essere in un sogno quando è a contatto con un tappetino che conosce nella realtà ma che sente diverso: praticamente quel tappeto ha l'effetto di un totem.
La trottola è il totem di Cobb (prima era quello di Mal) e girando sul tavolo nel finale insinua il dubbio se siamo o meno nella realtà perché non vediamo se si ferma.
Cosa importa a noi se si ferma?
In teoria non ci sarebbe motivo per cui non dovrebbe cadere, gli altri totem mica girano per funzionare (Arianna ha un pezzo degli scacchi modificato, Arthur un dado truccato). È maneggiandolo che uno può capire se è in un sogno, anzi ancora meno, se è in un sogno architettato da un altro, perché nel proprio sogno il totem potrebbe esserci ed essere ricostruito e percepito perfettamente, dato che lo conosciamo.
Io però faccio anche un'altra considerazione: come viene improvvisamente fatto comparire un super fucile nel sogno di un altro («non devi aver paura di sognare in grande»), un estrattore potrebbe importare nel sogno il suo totem con le sue proprietà e quindi renderlo inutile.
Ma torniamo al perché ci poniamo il dubbio che la trottola non si fermi.
Cobb aveva detto ad Arianna che l'idea del totem era stata di Mal e che «nel suo sogno la trottolina girava senza fermarsi». Mal nasconde nel sogno la trottolina in una cassaforte, il significato è il suo non voler tornare alla realtà, però se il sogno è suo la trottola deve girare normalmente perché ne conosce le proprietà, se il sogno è di Cobb lei potrebbe aver portato dentro il sogno la trottolina, ma anche in questo caso ne conosce le proprietà.
Insomma non ha senso, però tutto l'ambaradan fa “scena”.

• I FIGLI DI COBB
La scena finale che vuole insinuare il dubbio sul ritorno al reale (sensazione che si prova anche nella fuga a Mubasa con i muri che si restringono) ricopia i ricordi di Cobb quando aveva lasciato i bambini in cortile e che abbiamo già visto. In realtà i bambini sono “diversi", sono cresciuti, la cosa è evidente per la bambina (vedi immagine qui sotto, a sinistra i ricordi nel sogno e a destra il finale), ma anche dalle informazioni sul cast del film dove si può vedere che i piccoli attori usati sono quattro.

• LA FISICA DEI SOGNI
Non c’è motivo per cui le persone invecchino fisicamente nel sogno. È ancora una volta una scelta artistica. Questa trovata non ci permette di escludere che la scena finale sia un sogno: i bambini potrebbero essere "invecchiati" nel sogno.

• ASSURDITÀ
Saito compra la compagnia aerea e l'hostess però è Cobb che mette il sonnifero nel bicchiere di Fischer. Lo fa lui! Non poteva servirgli l'hostess il bicchiere pronto? No la manovra, con il rischio di essere scoperto da Fischer, viene lasciata a Cobb.
Perché? Perché è più emozionante.
L'assurdità più grande però sta proprio alla base del film. Cobb aveva già impiantato un'idea, quella di essere dentro un sogno a Mal. Ma per quale motivo? Avrebbe potuto svegliarsi lui e quindi svegliarla o aspettare che si svegliasse lei, mica poteva rimanere per sempre addormentata.


• È TUTTO UN SOGNO
Ovviamente se ci sono assurdità e insensatezze si può sgattaiolare nel facile "è tutto un sogno", ma che razza di sogno sarebbe con questa complessità?
L'unico modo per dare delle giustificazioni è inserirlo nell'ottica metacinematografica già citata nel post, il film è un inception del regista che esplicita proprio seguendo uno schema da Scala di Penrose (partiamo con Saito vecchio e torniamo su Saito vecchio) la sua essenza paradossale e illusoria.

Qualcosa in comune con: