Oh Romero Romero perché sei tu Romero?!
Rinnega gli zombie, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi giura che non farai più un film buono e poi uno scadente.
Solo il tuo nome è un marchio: tu sei tu.
Che vuol dire Romero?
Vuol dire film zeppi di non-morti in vecchio stile, quelli lenti. In questo caso siamo al sesto capitolo girato dal maestro del genere. Praticamente si tratta di uno spin off scaturito da una scena di Diary of the dead dove un gruppetto di militari bloccava il camper dei protagonisti (scena che si rivede a mo' di aggancio esplicito). I militari diventano i nuovi protagonisti alla ricerca di un lido sicuro o almeno un posto migliore rispetto a quello dove si trovano. Qualcuno pubblicizza in rete una piccola isola meravigliosa, loro non si fanno scappare l'occasione.
In realtà l'isola è abitata dai discendenti di due famiglie e il principale interesse dei capostipiti è la gestione del potere, cosa che diventa ovviamente problematica. Il primo atto si conclude con la cacciata del più drastico nella gestione degli infetti, ma è scontato che tornerà in "patria" con le nuove leve.
Survival si ibrida con il western, due “bandiere” sventolano per una guerra che non si ricorda nemmeno perché è cominciata, ma deve essere portata orgogliosamente a termine per far valere le rispettive ragioni. Ossia deve esserci il duello finale.
Anche questa volta Romero, come un bravo cuoco, riesce ad aggiungere qualche ingrediente ad una ricetta banale e dare un gusto nuovo. La seccatura è che qualche elemento doveva essere avariato. Siamo lontani dagli ottimi "Diari" (che consiglio), anche se si concede una piccola postilla al discorso sull'impatto dei nuovi media, aggiungendo che un iPhone è meglio di un notebook, ma è buttato là, non approfondisce.
Purtroppo si dimentica di un'altra questione molto rilevante: le fonti energetiche. Nonostante il mondo sia devastato, elettricità e benzina sembra non manchino mai. Invece non era da sottovalutare questa vera e propria "dipendenza".
«Tempi di merda, gente di merda»
Rinnega gli zombie, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi giura che non farai più un film buono e poi uno scadente.
Solo il tuo nome è un marchio: tu sei tu.
Che vuol dire Romero?
Vuol dire film zeppi di non-morti in vecchio stile, quelli lenti. In questo caso siamo al sesto capitolo girato dal maestro del genere. Praticamente si tratta di uno spin off scaturito da una scena di Diary of the dead dove un gruppetto di militari bloccava il camper dei protagonisti (scena che si rivede a mo' di aggancio esplicito). I militari diventano i nuovi protagonisti alla ricerca di un lido sicuro o almeno un posto migliore rispetto a quello dove si trovano. Qualcuno pubblicizza in rete una piccola isola meravigliosa, loro non si fanno scappare l'occasione.
In realtà l'isola è abitata dai discendenti di due famiglie e il principale interesse dei capostipiti è la gestione del potere, cosa che diventa ovviamente problematica. Il primo atto si conclude con la cacciata del più drastico nella gestione degli infetti, ma è scontato che tornerà in "patria" con le nuove leve.
Survival si ibrida con il western, due “bandiere” sventolano per una guerra che non si ricorda nemmeno perché è cominciata, ma deve essere portata orgogliosamente a termine per far valere le rispettive ragioni. Ossia deve esserci il duello finale.
Anche questa volta Romero, come un bravo cuoco, riesce ad aggiungere qualche ingrediente ad una ricetta banale e dare un gusto nuovo. La seccatura è che qualche elemento doveva essere avariato. Siamo lontani dagli ottimi "Diari" (che consiglio), anche se si concede una piccola postilla al discorso sull'impatto dei nuovi media, aggiungendo che un iPhone è meglio di un notebook, ma è buttato là, non approfondisce.
Purtroppo si dimentica di un'altra questione molto rilevante: le fonti energetiche. Nonostante il mondo sia devastato, elettricità e benzina sembra non manchino mai. Invece non era da sottovalutare questa vera e propria "dipendenza".
«Tempi di merda, gente di merda»
Sgradito
| Reg: 5 | Rec: 4 | Fot: 6 | Sce: 5 | Son: 7 |
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