Un uomo nascosto in un’officina abbandonata prende un tubo metallico e se lo infila con forza in un taglio appositamente procurato nella gamba. La ferita si riempie di vermi, l’uomo fugge e viene investito dall'auto di una coppia che, invece di soccorrerlo, lo porta in un bosco per abbandonarlo non prima d'averlo utilizzato come eccitante del loro amplesso.
Poco tempo dopo l’investitore si trova a sua volta infettato.
In una sinfonia metallica comincia il delirio dell’uomo d’acciaio che nella sua mutazione ingloberà voracemente nuovi pezzi. È una trasformazione genetica che incombe come risultato di una tecnologia inseminatrice che avvolge l’uomo privandolo della sua identità, disumanizzandolo. Dal processo si salvano solo gli occhi, solo “la visione”.
Se in un primo momento la metamorfosi è vissuta proprio come un incubo kafkiano, diventa poi una nuova condizione esistenziale che necessita di un re-incontro-scontro con l’altro (mutante), creando una nuova entità pronta a colonizzare il mondo.
Fortemente influenzato da Cronenberg e da Akira di Ōtomo, il regista Tsukamoto offre un film dal basso budget ma efficace visivamente. Lo schematismo e la frenesia del finale coronano l’atmosfera subliminale dagli impulsi disorientanti di un film cult.
Siete pronti a spararvi un Tetsuo?
Poco tempo dopo l’investitore si trova a sua volta infettato.
In una sinfonia metallica comincia il delirio dell’uomo d’acciaio che nella sua mutazione ingloberà voracemente nuovi pezzi. È una trasformazione genetica che incombe come risultato di una tecnologia inseminatrice che avvolge l’uomo privandolo della sua identità, disumanizzandolo. Dal processo si salvano solo gli occhi, solo “la visione”.
Se in un primo momento la metamorfosi è vissuta proprio come un incubo kafkiano, diventa poi una nuova condizione esistenziale che necessita di un re-incontro-scontro con l’altro (mutante), creando una nuova entità pronta a colonizzare il mondo.
Fortemente influenzato da Cronenberg e da Akira di Ōtomo, il regista Tsukamoto offre un film dal basso budget ma efficace visivamente. Lo schematismo e la frenesia del finale coronano l’atmosfera subliminale dagli impulsi disorientanti di un film cult.
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Estasiato
| reVisione dal passato |
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