Dopo un tremendo temporale che abbatte mezza casa sul lago, il giovane papà David Drayton e il figlioletto Billy scendono in paese per fare degli acquisti.
Una densa nebbia avvolgerà il supermercato intrappolandoli. Chi prova ad uscire muore, sembra che la coltre nasconda orribili e voraci creature.
Ho già esplicitato il mio debole verso i film che si svolgono principalmente rinchiusi in un’unica location (sopra tutti c’è L’angelo sterminatore di Buñuel). Spesso il genere cinematografico che più si addatta a questa “recinzione” è l’horror, come in questo The Mist che, scopriremo, ha anche una venatura fantascientifica.
Il fim è benedetto da un tocco "regale", la sceneggiatura è tratta dal racconto “La nebbia” di Stephen King, mentre il regista è Frank Darabont che ha già mostrato la sua capacità nel trasporre su pellicola i testi dello scrittore (Il miglio verde, Le ali della libertà) ottenendo anche in questo caso un buon risultato.
La costrizione di un gruppo di individualità in uno spazio chiuso è una situazione ideale per studiare le dinamiche interpersonali e far emergere atteggiamenti che svelano la società di appartenenza, in questo caso quella americana “provinciale”.
Come insegna il maestro George A. Romero, Darabont/King sfrutta il genere per aggiungere all’intrattenimento della critica sociale, riprende un non-luogo classico come il supermercato, tempio del consumismo, già caro a Romero, e lo fa scenario di una micro-società sotto stato di assedio. Qui assistiamo all’emergere della paranoia che si trasforma in minaccia interna e porta alla divisione delle persone fra fanatici religiosi e razionalisti. I mostri sono le bestie là fuori, o siamo noi, capaci di infierire sulla nostra stessa specie?
Il finale scansa furbescamente il lieto fine, pur ristabilendo nel complesso un certo ordine positivista, e dà una stoccata allo spettatore. Il problema è che l'extrema ratio è in realtà insulsa nella scelta del momento in cui attuarla.
Gradito
| Reg: 7 | Rec: 5 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 6 |