Non è quella che si deposita sopra i mobili, è quella che abbatte ogni barriera sociale: è la cocaina.
Domini vuole girare un documentario sul mondo della polvere bianca, un po' per diletto e un po' per motivi personali. Per svolgere il compito si fa aiutare dall'amico Giona che ha qualche frequentazione nel sottobosco.
Il film inizia incuriosendo e poi peggiora andando avanti, sempre più, fino a capitolare in un patetico "monologo della puttana" che invece d'essere catartico, come vorrebbe, suona da già sentito. Per la cronaca la signorina in questione è la sorella di Domini che se la fa, a sua insaputa, con Giona.
Quello che mi ha colpito è stato riscontrare alcune analogie con un altro film di un giovane regista: Shooting Silvio. Anche in questo caso c'è il bisogno di invocare un grande regista per farsi coprire con un mantello che funge da richiamo, da riconoscenza, ma che dà anche una sensazione di compiacimento, di strizzatina d'occhio: vedi a chi mi ispiro? Piace anche a te? Allora abbiamo qualcosa in comune, allora stiamo dalla stessa parte. In questo caso il nume tutelare è Kubrick, ma lo stile registico e narrativo scelto vorrebbe riprendere Tarantino e Ritchie.
Questo docu-fiction, un genere che pare andare molto di moda negli ultimi anni, non si capisce bene che parte vuole fare: condannare, emozionare, presentare, fare un esercizio di brutta copia. Forse riesce nell'ultimo caso.
In questa "insensatezza" ben riprende una considerazione rivolta a questa generazione malvagia che chiede un segno, ma un segno non le sarà dato.
Domini vuole girare un documentario sul mondo della polvere bianca, un po' per diletto e un po' per motivi personali. Per svolgere il compito si fa aiutare dall'amico Giona che ha qualche frequentazione nel sottobosco.
Il film inizia incuriosendo e poi peggiora andando avanti, sempre più, fino a capitolare in un patetico "monologo della puttana" che invece d'essere catartico, come vorrebbe, suona da già sentito. Per la cronaca la signorina in questione è la sorella di Domini che se la fa, a sua insaputa, con Giona.
Quello che mi ha colpito è stato riscontrare alcune analogie con un altro film di un giovane regista: Shooting Silvio. Anche in questo caso c'è il bisogno di invocare un grande regista per farsi coprire con un mantello che funge da richiamo, da riconoscenza, ma che dà anche una sensazione di compiacimento, di strizzatina d'occhio: vedi a chi mi ispiro? Piace anche a te? Allora abbiamo qualcosa in comune, allora stiamo dalla stessa parte. In questo caso il nume tutelare è Kubrick, ma lo stile registico e narrativo scelto vorrebbe riprendere Tarantino e Ritchie.
Questo docu-fiction, un genere che pare andare molto di moda negli ultimi anni, non si capisce bene che parte vuole fare: condannare, emozionare, presentare, fare un esercizio di brutta copia. Forse riesce nell'ultimo caso.
In questa "insensatezza" ben riprende una considerazione rivolta a questa generazione malvagia che chiede un segno, ma un segno non le sarà dato.
Sgradito
| Reg: 6 | Rec: 5 | Fot: 6 | Sce: 4 | Son: 7 |
| Reg: 6 | Rec: 5 | Fot: 6 | Sce: 4 | Son: 7 |