Frank ha passato gran parte della sua vita preparando pugili al ring e ora gestisce con l'aiuto del compagno Scrap una palestra di boxe.
Un bel o brutto giorno arriva Maggie, una ragazza determinata a combattere per riscattare la sua situazione, ma solo se ad accompagnarla ci sarà il suo “capo”.
Frankie si nega, immerso e tormentato da un passato che non sembra dargli pace, poi cede alla forza di volontà di quella che diventerà “Mo Cuishle”, il suo tesoro.
Sport come metafora di vita, non è certo un nuova trovata, ma Eastwood racconta la storia in modo pulito, con un'abile regia e usando dialoghi che sembrano usciti da un western.
Il milione non è importante tanto per la cifra in dollari bensì per quello che rappresenta, il sogno di una vita, un qualcosa che una volta raggiunta dona un senso a tutto, una felicità realizzante. Maggie raggiunge il suo obiettivo grazie alla fortissima volontà, una volontà che prima la porta a vincere e poi a morire, per poter essere padrona della propria vita.
Eastwood propone la sua ricetta per tentare di difendersi dalla crudeltà della vita; in un tempo dove la religione è inutile, inconcreta e lontana, la famiglia disgregata o insensibile, Clint sceglie un linguaggio e un atteggiamento: ironia e individualismo.
Il dramma avviene perché "hai abbassato la guardia, non bisogna mai abbassare la guardia", se lo fai ti colpiscono alle spalle. Maggie non è autosufficiente in quel ring, dipende da Frankie e paga cara questa debolezza, questo sentimento, questa umanità.
Rimangono una vita spezzata e una che sembra ormai senza speranza.
Hilary Swank veramente brava in una parte difficile, l'uomo con due espressioni, con e senza sigaro, firma un gran film, la spalla Freeman fa egregiamente il suo compito.
Un bel o brutto giorno arriva Maggie, una ragazza determinata a combattere per riscattare la sua situazione, ma solo se ad accompagnarla ci sarà il suo “capo”.
Frankie si nega, immerso e tormentato da un passato che non sembra dargli pace, poi cede alla forza di volontà di quella che diventerà “Mo Cuishle”, il suo tesoro.
Sport come metafora di vita, non è certo un nuova trovata, ma Eastwood racconta la storia in modo pulito, con un'abile regia e usando dialoghi che sembrano usciti da un western.
Il milione non è importante tanto per la cifra in dollari bensì per quello che rappresenta, il sogno di una vita, un qualcosa che una volta raggiunta dona un senso a tutto, una felicità realizzante. Maggie raggiunge il suo obiettivo grazie alla fortissima volontà, una volontà che prima la porta a vincere e poi a morire, per poter essere padrona della propria vita.
Eastwood propone la sua ricetta per tentare di difendersi dalla crudeltà della vita; in un tempo dove la religione è inutile, inconcreta e lontana, la famiglia disgregata o insensibile, Clint sceglie un linguaggio e un atteggiamento: ironia e individualismo.
Il dramma avviene perché "hai abbassato la guardia, non bisogna mai abbassare la guardia", se lo fai ti colpiscono alle spalle. Maggie non è autosufficiente in quel ring, dipende da Frankie e paga cara questa debolezza, questo sentimento, questa umanità.
Rimangono una vita spezzata e una che sembra ormai senza speranza.
Hilary Swank veramente brava in una parte difficile, l'uomo con due espressioni, con e senza sigaro, firma un gran film, la spalla Freeman fa egregiamente il suo compito.
Delizioso
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