Batman è in crisi: un po' gli pesa il sacrificio della vita privata per inseguire con dedizione il suo impegno contro il crimine, un altro bel po' gli pesa la constatazione di come il suo compito non sia integrato nel sistema, ossia di come la sua azione sia volta solo a tamponare certi eccessi, ad agire “sopra” la democrazia.
Harvey Dent, il nuovo procuratore di Gotham City, sembra poter essere la figura incorruttibile in grado di incarnare alla luce del sole, l'anello mancante, quello che serve per normalizzare l'azione contro i malviventi.
A complicare le cose è l'ingresso, fra i nemici dell'ordine pubblico e dell'uomo pipistrello, di Joker: un pazzoide figlio del caos, disinteressato al denaro e desideroso solo di creare scompiglio perché “certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo”.
Questo film è una composizione di pezzi più o meno riusciti (ottima la tarantiniana rapina dell'inizio, bruttino l'inseguimento centrale, pessimo il rapimento di Rachel e Dent), alle volte lasciati in sospeso (Joker alla festa di Wayne), altre volte improbabili. Il lato migliore è sicuramente quello dei contenuti, insomma le parole più che l'azione.
Se Batman Begins era incentrato sulle origini e sulla psicologia dell'identità di Bruce Wayne, con una presa di coscienza di Batman, qui si assiste alla crisi di coscienza di Batman nella quale si insinua Joker, e il regista con una riflessione sul rapporto tra bene-male nell'uomo (Batman-Joker-Dent/DueFacce) e nel sistema politico-sociale.
Dove sta il bene e dove il male?
Eroi e anti-eroi cercano di farsi baluardo delle rispettive fazioni, ma a guardare bene la sintesi è una continua lotta fra estremi e al centro l'umanità che si trascina in una posizione in cui le due vie si mischiano in un traviato equilibrio di convenienze (mafia/economia/politica; poliziotti/corrotti).
Joker crede che la spinta degli uomini sia il male, Batman il bene; la vicenda dei traghetti (onesti cittadini vs. detenuti) mischiando i presunti ruoli fa trionfare il bene, o forse solo la moralità?
Oltre all'approssimativo e troppo carico script, l'altra pecca del film è una Maggie Gyllenhaal assolutamente anonima e il cavaliere Bale "oscurato" dal magnifico Ledger a cui viene resa giustizia anche grazie al bravo doppiatore.
Il cavaliere oscuro non è il capolavoro che qualche avventato ha acclamato, forse condizionato dal grande pompaggio del film o dalla maledizione-benedizione del suicidio di Ledger, ma è sicuramente un discreto film d'azione con buoni contenuti.
Harvey Dent, il nuovo procuratore di Gotham City, sembra poter essere la figura incorruttibile in grado di incarnare alla luce del sole, l'anello mancante, quello che serve per normalizzare l'azione contro i malviventi.
A complicare le cose è l'ingresso, fra i nemici dell'ordine pubblico e dell'uomo pipistrello, di Joker: un pazzoide figlio del caos, disinteressato al denaro e desideroso solo di creare scompiglio perché “certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo”.
Questo film è una composizione di pezzi più o meno riusciti (ottima la tarantiniana rapina dell'inizio, bruttino l'inseguimento centrale, pessimo il rapimento di Rachel e Dent), alle volte lasciati in sospeso (Joker alla festa di Wayne), altre volte improbabili. Il lato migliore è sicuramente quello dei contenuti, insomma le parole più che l'azione.
Se Batman Begins era incentrato sulle origini e sulla psicologia dell'identità di Bruce Wayne, con una presa di coscienza di Batman, qui si assiste alla crisi di coscienza di Batman nella quale si insinua Joker, e il regista con una riflessione sul rapporto tra bene-male nell'uomo (Batman-Joker-Dent/DueFacce) e nel sistema politico-sociale.
Dove sta il bene e dove il male?
Eroi e anti-eroi cercano di farsi baluardo delle rispettive fazioni, ma a guardare bene la sintesi è una continua lotta fra estremi e al centro l'umanità che si trascina in una posizione in cui le due vie si mischiano in un traviato equilibrio di convenienze (mafia/economia/politica; poliziotti/corrotti).
Joker crede che la spinta degli uomini sia il male, Batman il bene; la vicenda dei traghetti (onesti cittadini vs. detenuti) mischiando i presunti ruoli fa trionfare il bene, o forse solo la moralità?
Oltre all'approssimativo e troppo carico script, l'altra pecca del film è una Maggie Gyllenhaal assolutamente anonima e il cavaliere Bale "oscurato" dal magnifico Ledger a cui viene resa giustizia anche grazie al bravo doppiatore.
Il cavaliere oscuro non è il capolavoro che qualche avventato ha acclamato, forse condizionato dal grande pompaggio del film o dalla maledizione-benedizione del suicidio di Ledger, ma è sicuramente un discreto film d'azione con buoni contenuti.
Deliziato
| Reg: 7 | Rec: 8 | Fot: 6 | Sce: 6 | Son: 7 |
| Reg: 7 | Rec: 8 | Fot: 6 | Sce: 6 | Son: 7 |