Grant Mazzy è uno speaker radiofonico con cappello da cowboy schiacciato in testa e voce ruggente da far grattare nei microfoni di una piccola radio di Pontypool, una cittadina nell'Ontario.
È stato da poco licenziato, probabilmente per il “vizio” d’essere troppo pungente con i suoi ascoltatori, e anche nella nuova emittente viene continuamente bacchettato e tenuto in riga dalla produttrice.
Una sera arrivano notizie di uno strano virus che sembra far cadere gli abitanti in una follia collettiva. All'inizio si pensa sia solo uno scherzo, poi irrompe l'evidenza.
Film low-budget e minimale, rimaniamo sempre dentro le mure della radio, la voce diventa la colonna portante e si lascia spazio alle parole, nelle quali si nasconde il virus.
Grazie a questa idea si omaggia di una dose di originalità il tema ipersfruttato dell’epidemia zombie, e comporta un interessante spunto di riflessione sul potere della parola.
Non basta sentire, ascoltare, la parola bisogna capirla, è solo allora che il virus si diffonde. Le parole diventano una lama a doppio taglio: se in esse è nascosta una minaccia bisogna avvertire tutti, ma parlare è un pericolo...
Nell'era della comunicazione un’arma potente è sempre nell'aria e sotto gli occhi di tutti, eppure troppo spesso sottovalutata o dimenticata. La scelta della "radio" come punto di vista porta l'attenzione sul valore evocativo del parlato, su come, con il linguaggio, si può formare una realtà che non vediamo. Chi detiene i mass media produce quindi non solo informazioni sul mondo, ma anche materiale che lo plasma, e con una manipolazione può creare la realtà. Di conseguenza le parole infette possono arrivare a distruggere un/il mondo.
Come salvarsi?
Ogni comunicazione ha almeno due soggetti: un emittente, che in questo caso non controlliamo, e un ricevente, che siamo noi. È qui che si compie l'atto comunicativo. Noi possiamo non subire il processo, quindi sopravvivere al contagio, ridando senso alle parole e analizzando coscientemente quello che entra dalle porte della nostra percezione. Bisogna setacciare il flusso con un filtro, epurare le parole, scomporle e ricomporle.
-Kill isn’t kill!
-Kill is kiss! Kill is kiss!
-Kiss me.
È stato da poco licenziato, probabilmente per il “vizio” d’essere troppo pungente con i suoi ascoltatori, e anche nella nuova emittente viene continuamente bacchettato e tenuto in riga dalla produttrice.
Una sera arrivano notizie di uno strano virus che sembra far cadere gli abitanti in una follia collettiva. All'inizio si pensa sia solo uno scherzo, poi irrompe l'evidenza.
Film low-budget e minimale, rimaniamo sempre dentro le mure della radio, la voce diventa la colonna portante e si lascia spazio alle parole, nelle quali si nasconde il virus.
Grazie a questa idea si omaggia di una dose di originalità il tema ipersfruttato dell’epidemia zombie, e comporta un interessante spunto di riflessione sul potere della parola.
Non basta sentire, ascoltare, la parola bisogna capirla, è solo allora che il virus si diffonde. Le parole diventano una lama a doppio taglio: se in esse è nascosta una minaccia bisogna avvertire tutti, ma parlare è un pericolo...
Nell'era della comunicazione un’arma potente è sempre nell'aria e sotto gli occhi di tutti, eppure troppo spesso sottovalutata o dimenticata. La scelta della "radio" come punto di vista porta l'attenzione sul valore evocativo del parlato, su come, con il linguaggio, si può formare una realtà che non vediamo. Chi detiene i mass media produce quindi non solo informazioni sul mondo, ma anche materiale che lo plasma, e con una manipolazione può creare la realtà. Di conseguenza le parole infette possono arrivare a distruggere un/il mondo.
Come salvarsi?
Ogni comunicazione ha almeno due soggetti: un emittente, che in questo caso non controlliamo, e un ricevente, che siamo noi. È qui che si compie l'atto comunicativo. Noi possiamo non subire il processo, quindi sopravvivere al contagio, ridando senso alle parole e analizzando coscientemente quello che entra dalle porte della nostra percezione. Bisogna setacciare il flusso con un filtro, epurare le parole, scomporle e ricomporle.
-Kill isn’t kill!
-Kill is kiss! Kill is kiss!
-Kiss me.
Gradito
| Reg: 7 | Rec: 5 | Fot: 7 | Sce: 6 | Son: 7 |
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