Il Dr. Johnson vuole studiare i fenomeni paranormali che si riscontrano da anni a Hill Hause, una maestosa villa del New England, e decide di rinchiudersi insieme al proprietario della casa e a due donne, non propriamente scelte a caso, per alcuni giorni.
I quattro si troveranno alle prese con le oscure presenze generate dell'antico edificio, ma le cose prenderanno una piega tragica con l'arrivo della moglie del dottore.
Un film di tensione che basa il suo effetto sul non visto, la sua forza sul sonoro, il suo coinvolgimento su montaggio e fotografia, la sua suspense sul fine gioco della sceneggiatura che insinua un costante dubbio: sono reali oscure presenze o suggestioni psicotiche plasmate dall'atmosfera che riesce ad incutere quel luogo nella mente degli inquilini?
Tutto è orchestrato con sapienza ed efficacia, permettendo allo spettatore uno stato di ansia continua che sbocca nel colpo di paura solo in un paio di momenti.
L’incertezza è il fulcro principale della narrazione e investe lo spettatore che è costantemente alle prese con il tentativo di dare una spiegazione accettabile alle percezioni, componendo il background della protagonista con il suo stato emotivo, venendo turbato dagli oggettivi fenomeni riscontrati anche dello scettico proprietario di casa e disorientato dalle allusioni sessuali che si insinuano fra i quattro.
Nel filone delle “case infestate” entra di diritto al primo posto di mio gradimento e a coronarlo ci sono anche due battute memorabili. Nella prima il profano si interroga sulla psicocinesi: “...sono quelli di Mao?”. Nella seconda si esprime un'ironica perla di saggezza: “C'è solo un modo per discutere con le donne: stare zitti!”.
I quattro si troveranno alle prese con le oscure presenze generate dell'antico edificio, ma le cose prenderanno una piega tragica con l'arrivo della moglie del dottore.
Un film di tensione che basa il suo effetto sul non visto, la sua forza sul sonoro, il suo coinvolgimento su montaggio e fotografia, la sua suspense sul fine gioco della sceneggiatura che insinua un costante dubbio: sono reali oscure presenze o suggestioni psicotiche plasmate dall'atmosfera che riesce ad incutere quel luogo nella mente degli inquilini?
Tutto è orchestrato con sapienza ed efficacia, permettendo allo spettatore uno stato di ansia continua che sbocca nel colpo di paura solo in un paio di momenti.
L’incertezza è il fulcro principale della narrazione e investe lo spettatore che è costantemente alle prese con il tentativo di dare una spiegazione accettabile alle percezioni, componendo il background della protagonista con il suo stato emotivo, venendo turbato dagli oggettivi fenomeni riscontrati anche dello scettico proprietario di casa e disorientato dalle allusioni sessuali che si insinuano fra i quattro.
Nel filone delle “case infestate” entra di diritto al primo posto di mio gradimento e a coronarlo ci sono anche due battute memorabili. Nella prima il profano si interroga sulla psicocinesi: “...sono quelli di Mao?”. Nella seconda si esprime un'ironica perla di saggezza: “C'è solo un modo per discutere con le donne: stare zitti!”.
Deliziato
| Reg: 8 | Rec: 7 | Fot: 8 | Sce: 8 | Son: 9 |
| Reg: 8 | Rec: 7 | Fot: 8 | Sce: 8 | Son: 9 |