Partenza calma e soffusa con alcuni rifugiati in una casa isolata che fa tanto “La notte dei morti viventi”, meglio non affezionarsi troppo a questi personaggi perché l'improvvisa accelerazione porterà disastrose conseguenze.
Questo è l'inizio del seguito di “28 giorni dopo”, l'horror di Denny Boyle che riportò alla ribalta gli zombie seppur in una forma riveduta e corretta: non potevano più essere lenti e beoti, ora sono rabbiosi e veloci come faine. Alla regia c'è un certo Juan Carlos Fresnadillo, mai sentito prima, che non sarebbe neanche male come idee, ma non ha polso.
Il film ha tratti con una dinamicità da far invidia ai videoclip di mtv, la telecamera spesso a mano, traballante, vuole inquadrare tutto nel tentativo di toccare le frenesia del compiersi. Diciamo che scombussola bene. Audace l'uso di filtri particolari, uno che ricorda lo stile notturno di “Pitch Black”, un altro è un vero e proprio infrarosso, ma alcune scene con questi accorgimenti risultano un po' forzate.
Le vere cadute sono però nella storia che singhiozza per legacciare la trama qua e là forzando le situazioni con fatidiche coincidenze; il bambino protagonista non si può sopportare qualsiasi cosa faccia. Ma il film ha ritmo, prende e intrattiene fino al finale apocalittico. Non poteva essere diversamente con uno schema ben chiaro: “Fase uno: uccidere gli infetti; fase due: contenimento; se il contenimento fallisce, fase tre: sterminio totale". Sembra proprio che l'unica soluzione per un'umanità divoratrice sia l'estinzione. Almeno fino al prossimo capitolo del virus.
Questo è l'inizio del seguito di “28 giorni dopo”, l'horror di Denny Boyle che riportò alla ribalta gli zombie seppur in una forma riveduta e corretta: non potevano più essere lenti e beoti, ora sono rabbiosi e veloci come faine. Alla regia c'è un certo Juan Carlos Fresnadillo, mai sentito prima, che non sarebbe neanche male come idee, ma non ha polso.
Il film ha tratti con una dinamicità da far invidia ai videoclip di mtv, la telecamera spesso a mano, traballante, vuole inquadrare tutto nel tentativo di toccare le frenesia del compiersi. Diciamo che scombussola bene. Audace l'uso di filtri particolari, uno che ricorda lo stile notturno di “Pitch Black”, un altro è un vero e proprio infrarosso, ma alcune scene con questi accorgimenti risultano un po' forzate.
Le vere cadute sono però nella storia che singhiozza per legacciare la trama qua e là forzando le situazioni con fatidiche coincidenze; il bambino protagonista non si può sopportare qualsiasi cosa faccia. Ma il film ha ritmo, prende e intrattiene fino al finale apocalittico. Non poteva essere diversamente con uno schema ben chiaro: “Fase uno: uccidere gli infetti; fase due: contenimento; se il contenimento fallisce, fase tre: sterminio totale". Sembra proprio che l'unica soluzione per un'umanità divoratrice sia l'estinzione. Almeno fino al prossimo capitolo del virus.
Gradito
| Reg: 6 | Rec: 5 | Fot: 7 | Sce: 4 | Son: 8 |