[...] Dopo quella presa di coscienza ripresi con qualche sospetto a guardare le puntate dei cartoni fino a quando arrivò il "colpo di grazia".
Mi ero appassionato particolarmente alla serie È quasi magia Johnny, il protagonista era sempre indeciso fra l’esuberante e disponibile ragazza bionda o la riservata e misteriosa moretta: fra Tinetta e Sabrina (per chi ha letto il manga Orange Road, come poi ho fatto io, tra: Hikaru e Madoka). Volevo proprio sapere chi delle due avrebbe scelto alla fine. Anche in quel caso mi persi le ultime puntate!
Non ci credevo. Il dissapore per le serie si incancrenì in disprezzo e salvo qualche eccezione (I Simpson, X-Files, Friends) cercai di evitarle per tutti gli anni a seguire. Ciò nonostante in alcune circostanze arrivai addirittura a subirle. È il caso per esempio di Dawson's Creek, in casa capitava che una puntata venisse addirittura vista tre volte (fratello, sorella e madre), praticamente “seguivo” anche senza volerlo.
Mi ero appassionato particolarmente alla serie È quasi magia Johnny, il protagonista era sempre indeciso fra l’esuberante e disponibile ragazza bionda o la riservata e misteriosa moretta: fra Tinetta e Sabrina (per chi ha letto il manga Orange Road, come poi ho fatto io, tra: Hikaru e Madoka). Volevo proprio sapere chi delle due avrebbe scelto alla fine. Anche in quel caso mi persi le ultime puntate!
Non ci credevo. Il dissapore per le serie si incancrenì in disprezzo e salvo qualche eccezione (I Simpson, X-Files, Friends) cercai di evitarle per tutti gli anni a seguire. Ciò nonostante in alcune circostanze arrivai addirittura a subirle. È il caso per esempio di Dawson's Creek, in casa capitava che una puntata venisse addirittura vista tre volte (fratello, sorella e madre), praticamente “seguivo” anche senza volerlo.
Il rigetto andò avanti fino a Dark Angel (2003), che può essere considerato il mio primo passo verso la riconciliazione con il formato Serie TV.
La serie era trasmessa in seconda serata, ma quando vidi Jessica Alba e il suo personaggio, Max Guevara, ebbi uno scatto di volontà: ero pronto per provare a seguire di nuovo un telefilm e non perdere il finale.
Incredibilmente, ancora una volta, come una maledizione, non avrei potuto vedere le due puntate conclusive. Nel frattempo però avevo a disposizione l’arma del videoregistratore e vinsi la battaglia.
Siamo arrivati al punto cruciale, la morettina ha dato la spinta, ma è la tecnologia che mi ha permesso di sgretolare la maledizione.
Decisiva nel risolvere l'avversione è stata poi la connessione internet a banda larga e i servizi annessi: non si era più vincolati ai tempi del palinsesto ed era possibile recuperare quasi tutto al momento del bisogno. Il riappropriarsi della fine diventò l'inizio per un rapporto abbastanza piacevole con le serie.
Siamo arrivati al punto cruciale, la morettina ha dato la spinta, ma è la tecnologia che mi ha permesso di sgretolare la maledizione.
Decisiva nel risolvere l'avversione è stata poi la connessione internet a banda larga e i servizi annessi: non si era più vincolati ai tempi del palinsesto ed era possibile recuperare quasi tutto al momento del bisogno. Il riappropriarsi della fine diventò l'inizio per un rapporto abbastanza piacevole con le serie.
Abbastanza piacevole, perché nello “sposare” una serie rimangono comunque grossi deterrenti.
Seguire le puntate richiede parecchio tempo ed in più non si è sicuri, nemmeno adesso, di vedere la fine.
Negli ultimi anni nuove Serie TV spuntano come gli amici dopo una vincita al SuperEnalotto e nella vasta offerta è facile trovare qualcosa che incuriosisca, il problema è che se non mantengono un congruo numero di spettatori vengono interrotte, lasciando lo spettatore senza l’agognato “the end”.
E c'è poco da fare, la fine conta molto, perché è un punto nevralgico dove si cambia la direzione dello sguardo, da avanti ad indietro, e si vede sotto un'altra prospettiva (talvolta spiazzante) ore e ore di aspettative. Sprecate?
Seguire le puntate richiede parecchio tempo ed in più non si è sicuri, nemmeno adesso, di vedere la fine.
Negli ultimi anni nuove Serie TV spuntano come gli amici dopo una vincita al SuperEnalotto e nella vasta offerta è facile trovare qualcosa che incuriosisca, il problema è che se non mantengono un congruo numero di spettatori vengono interrotte, lasciando lo spettatore senza l’agognato “the end”.
E c'è poco da fare, la fine conta molto, perché è un punto nevralgico dove si cambia la direzione dello sguardo, da avanti ad indietro, e si vede sotto un'altra prospettiva (talvolta spiazzante) ore e ore di aspettative. Sprecate?