Un documentario che quasi fa assopire, nonostante solo un'ottantina di minuti, nell'intento di mostrare la videocrazia e rivelandosi poco più di un collage (un po' alla blob) allungato e con una voce guida da ninna-nanna.
L'idea buona è quella di presentare l'elettrodomestico più guardato d'italia come lo strumento che educa ad una percezione del suo contenuto in modo d'essere inteso come lo spazio in grado di dare un senso esistenziale: se appari sullo schermo allora sei qualcuno. In una mente sempliciotta questo effetto della tv è molto più efficace e così l'operaio bresciano sente che solo essere parte di quel mondo può dargli un valore: la popolarità è la via della felicità.
Una tesi, quella della mente condizionata, portata alla fine ma non “a fondo”. Rimane superficiale, come tanta televisione.
L'altro tempo del film è dedicato ai personaggi ritenuti topici dal regista. Ad aprire le danze c'è ovviamente il Silvio nazionale, colui che ha fatto nascere tutto diffondendo negli italiani la sua “visione”. Poi arrivano le sue creature, un Lele Mora di bianco vestito che mostra sorridente il suo cellulare con suoneria fascista e loghi nazisti, e ovviamente non manca Fabrizio Corona, nudo senza motivo (qui il film si fa uguale al suo oggetto di studio), orgoglioso di essere un Robin Hood che ruba ai ricchi per dare a sé stesso.
Intanto nel centro commerciale le ragazzine si dimenano nei concorsi sperando di poter diventare la prossima “-ina”.
Per chi già disprezza il mondo televisivo di stampo berlusconiano poco interesse troverà in questo filmetto, ed è difficile immaginare che sia invece rivolto a chi non è consapevole perché, molto probabilmente, accadrà come per il povero e ingenuo operaio bresciano convinto di aver fatto una parte da attore e non d'essere stato un esemplare da mostrare: un figlio della televisione.
Io ho sempre sostenuto che non sono tanto preoccupanti Lele Mora, Corona o Berlusconi (i detentori del potere video), ma la quantità di gente che vuole fare le foto con il primo, che va in discoteca per vedere il secondo e che ha votato l'ultimo. Gente che rende misero il pensiero umano, reifica l'apparenza e legittima il loro potere.
L'idea buona è quella di presentare l'elettrodomestico più guardato d'italia come lo strumento che educa ad una percezione del suo contenuto in modo d'essere inteso come lo spazio in grado di dare un senso esistenziale: se appari sullo schermo allora sei qualcuno. In una mente sempliciotta questo effetto della tv è molto più efficace e così l'operaio bresciano sente che solo essere parte di quel mondo può dargli un valore: la popolarità è la via della felicità.
Una tesi, quella della mente condizionata, portata alla fine ma non “a fondo”. Rimane superficiale, come tanta televisione.
L'altro tempo del film è dedicato ai personaggi ritenuti topici dal regista. Ad aprire le danze c'è ovviamente il Silvio nazionale, colui che ha fatto nascere tutto diffondendo negli italiani la sua “visione”. Poi arrivano le sue creature, un Lele Mora di bianco vestito che mostra sorridente il suo cellulare con suoneria fascista e loghi nazisti, e ovviamente non manca Fabrizio Corona, nudo senza motivo (qui il film si fa uguale al suo oggetto di studio), orgoglioso di essere un Robin Hood che ruba ai ricchi per dare a sé stesso.
Intanto nel centro commerciale le ragazzine si dimenano nei concorsi sperando di poter diventare la prossima “-ina”.
Per chi già disprezza il mondo televisivo di stampo berlusconiano poco interesse troverà in questo filmetto, ed è difficile immaginare che sia invece rivolto a chi non è consapevole perché, molto probabilmente, accadrà come per il povero e ingenuo operaio bresciano convinto di aver fatto una parte da attore e non d'essere stato un esemplare da mostrare: un figlio della televisione.
Io ho sempre sostenuto che non sono tanto preoccupanti Lele Mora, Corona o Berlusconi (i detentori del potere video), ma la quantità di gente che vuole fare le foto con il primo, che va in discoteca per vedere il secondo e che ha votato l'ultimo. Gente che rende misero il pensiero umano, reifica l'apparenza e legittima il loro potere.
Sgradito
| Reg: 6 | Rec: - | Fot: 5 | Sce: 6 | Son: 5 |
| Reg: 6 | Rec: - | Fot: 5 | Sce: 6 | Son: 5 |