Vincent è un killer professionista e deve riuscire ad uccidere cinque persone in una sola notte. Arrivato a Los Angeles sale nel taxi di Max che sarà costretto a trasportarlo per tutta la città.
Mann ci presenta la vastità della metropoli per inserirci, a caduta, nel microcosmo attraversato dai due protagonisti: seguiamo nella marea di persone e storie possibili, il flusso specifico delle vicende di due piccole-grandi vite.
Vincent sceglie Max come accompagnatore della sua lunga notte nonostante le loro personalità siano in antitesi perchè c'è un cosa che li accomuna: la dedizione al proprio lavoro.
Le ore passano, gli omicidi si susseguono e mentre scorre il sangue noi conosciamo meglio i due personaggi. Il nichilismo di Vincent è tanto spiazzante quanto realista, si finisce per rispettarlo e comprenderlo. Max è legato al quotidiano e vi si distacca solo per cercare un angolo di pace, un momento di respiro, ma è tutto un sogno, una speranza, un'illusione.
Le due vite, quella cinica e quella sognatrice, entrano in collisione e l'idealista Max tenterà in tutte le maniere di bloccare le azioni del suo spietato passeggero.
Alla fine, ovviamente, vince Max, il buono, ma Vincent ha attraversato la città con fierezza, è lui il coyote, e Max è costretto a fermarsi per farlo passare. Nelle battute finali le personalità che inizialmente risultavano diametralmente opposte, poi complementari, finiscono con l'essere interscambiabili.
Allora chi ha vinto? Chi è sopravvissuto o chi ha effettivamente dimostrato nei fatti la pesante correttezza della propria visione di vita?
Mann ci presenta la vastità della metropoli per inserirci, a caduta, nel microcosmo attraversato dai due protagonisti: seguiamo nella marea di persone e storie possibili, il flusso specifico delle vicende di due piccole-grandi vite.
Vincent sceglie Max come accompagnatore della sua lunga notte nonostante le loro personalità siano in antitesi perchè c'è un cosa che li accomuna: la dedizione al proprio lavoro.
Le ore passano, gli omicidi si susseguono e mentre scorre il sangue noi conosciamo meglio i due personaggi. Il nichilismo di Vincent è tanto spiazzante quanto realista, si finisce per rispettarlo e comprenderlo. Max è legato al quotidiano e vi si distacca solo per cercare un angolo di pace, un momento di respiro, ma è tutto un sogno, una speranza, un'illusione.
Le due vite, quella cinica e quella sognatrice, entrano in collisione e l'idealista Max tenterà in tutte le maniere di bloccare le azioni del suo spietato passeggero.
Alla fine, ovviamente, vince Max, il buono, ma Vincent ha attraversato la città con fierezza, è lui il coyote, e Max è costretto a fermarsi per farlo passare. Nelle battute finali le personalità che inizialmente risultavano diametralmente opposte, poi complementari, finiscono con l'essere interscambiabili.
Allora chi ha vinto? Chi è sopravvissuto o chi ha effettivamente dimostrato nei fatti la pesante correttezza della propria visione di vita?
Deliziato
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