Cerco di evitare di scrivere di morti e commemorazioni di morti, pensavo di seguire questa strada anche per José Saramago che ci ha lasciati l'altro ieri dopo una malattia. Proprio un anno fa l’avevo celebrato dedicandogli un post con il video del corto basato sul suo unico racconto per bambini Il fiore più grande del mondo.
Ho deciso di parlarne perché l’Osservatore Romano, il giornale del Vaticano, il giorno dopo il suo decesso gli ha dedicato un articolo molto critico. Saramago era ateo e per di più ne diffondeva i motivi, pertanto si capisce l’attacco da parte delle Chiesa. Ovviamente non ho niente da eccepire sul fatto che venga criticato, certo trovo di poco gusto il momento e appare un po’ stridente che così poca attenzione venga da un pulpito che parrebbe, per spirito cristiano, dover dimostrare più di altri rispetto, compassione e perdono.
Viene scritto che “condannava la crociate e si dimenticava dei gulag”. Saramago era un marxista materialista, ma non credo che il suo animo sensibile potesse scordarsi gli effetti prodotti dalle degenerazioni dell’ideologia. Penso io, da suo lettore, lui ora non può smentire le accuse.
Non so se José è in paradiso, all’inferno oppure semplicemente è tornato ad essere quello che era prima di nascere. Io ho un bel ricordo di lui, come di uno scrittore che riusciva a rendermi piacevole il tono poetico. Il suo era uno stile indirizzato ad esprimere significato non solo ad apparire, conciliava esistenzialismo e senso politico, le sue riflessioni si proponevano come un richiamo al lettore e quindi agli esseri umani sempre più ciechi abitanti infestanti un mondo naturalmente sublime.
CHE FARE CON GLI ITALIANI? (da Il Quaderno di José Saramago, traduzione di Giulia Lanciani, Bollati Boringhieri, Torino, 2009)
"Riconosco che la domanda potrà sembrare alquanto offensiva a un orecchio delicato. Ma che succede? Un semplice privato che interpella un intero popolo, che gli chiede il conto per l'uso di un voto che, con sommo gaudio di una maggioranza di destra sempre più insolente, ha finito per fare di Berlusconi il padrone e signore assoluto dell'Italia e della coscienza di milioni di italiani? Anche se in verità, voglio dirlo subito, il più offeso sono io. Sì, proprio io. Offeso nel mio amore per l'Italia, per la cultura italiana, per la storia italiana, offeso, anche, nella mia pertinace speranza che l'incubo abbia fine e che l'Italia possa recuperare l'esaltante spirito verdiano che è stato,un tempo, la sua migliore definizione. E che non mi si accusi di star mescolando gratuitamente musica e politica, qualunque italiano colto e onorato sa che ho ragione e perché."
Ho deciso di parlarne perché l’Osservatore Romano, il giornale del Vaticano, il giorno dopo il suo decesso gli ha dedicato un articolo molto critico. Saramago era ateo e per di più ne diffondeva i motivi, pertanto si capisce l’attacco da parte delle Chiesa. Ovviamente non ho niente da eccepire sul fatto che venga criticato, certo trovo di poco gusto il momento e appare un po’ stridente che così poca attenzione venga da un pulpito che parrebbe, per spirito cristiano, dover dimostrare più di altri rispetto, compassione e perdono.
Viene scritto che “condannava la crociate e si dimenticava dei gulag”. Saramago era un marxista materialista, ma non credo che il suo animo sensibile potesse scordarsi gli effetti prodotti dalle degenerazioni dell’ideologia. Penso io, da suo lettore, lui ora non può smentire le accuse.
Non so se José è in paradiso, all’inferno oppure semplicemente è tornato ad essere quello che era prima di nascere. Io ho un bel ricordo di lui, come di uno scrittore che riusciva a rendermi piacevole il tono poetico. Il suo era uno stile indirizzato ad esprimere significato non solo ad apparire, conciliava esistenzialismo e senso politico, le sue riflessioni si proponevano come un richiamo al lettore e quindi agli esseri umani sempre più ciechi abitanti infestanti un mondo naturalmente sublime.
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CHE FARE CON GLI ITALIANI? (da Il Quaderno di José Saramago, traduzione di Giulia Lanciani, Bollati Boringhieri, Torino, 2009)
"Riconosco che la domanda potrà sembrare alquanto offensiva a un orecchio delicato. Ma che succede? Un semplice privato che interpella un intero popolo, che gli chiede il conto per l'uso di un voto che, con sommo gaudio di una maggioranza di destra sempre più insolente, ha finito per fare di Berlusconi il padrone e signore assoluto dell'Italia e della coscienza di milioni di italiani? Anche se in verità, voglio dirlo subito, il più offeso sono io. Sì, proprio io. Offeso nel mio amore per l'Italia, per la cultura italiana, per la storia italiana, offeso, anche, nella mia pertinace speranza che l'incubo abbia fine e che l'Italia possa recuperare l'esaltante spirito verdiano che è stato,un tempo, la sua migliore definizione. E che non mi si accusi di star mescolando gratuitamente musica e politica, qualunque italiano colto e onorato sa che ho ragione e perché."