Niente ScreensHot, e niente post.
Il peso del risultato elettorale si è fatto sentire e, anche se la scorsa settimana ho provato ad andare avanti, la fatica, metteteci anche il caldo, ma soprattutto il riscontro che le scelte politiche trovano sostegno nei comportamenti delle persone, ha avuto la meglio.
Un ramo della sociologia che mi ha colpito, critica rispetto a quella “ufficiale”, è quella etnometodologica. Non è questo lo spazio per fare una dissertazione, ma semplificando molto il concetto alla base è che le azioni delle persone sono anche il senso stesso delle azioni e quindi esprimono la “loro” società. [Detto più accademicamente: le manifestazioni pratiche dell'agire quotidiano nelle interazioni e anche nei compiti ritenuti banali creano e riproducono gli aspetti stabili dell'ambiente organizzato in cui avvengono, o operano, realizzando così la costruzione della realtà].
Mi riferisco quindi alle questioni spicciole, quelle che tutti provano, subiscono e creano ogni giorno, che magari si sottovalutano e che invece sono espressione di un qualcosa di più grande che viene perpetrato proprio grazie ai piccoli contributi dei singoli.
Nel corso degli anni ho notato segni, peggioramenti, ma che potevano ricadere nell'occasionale. Oggi li riscontro troppo spesso e sono diventati senso comune anche di persone che probabilmente non sono consciamente sostenitori del "mondo di Berlusconi".
Un virus si è diffuso, ed è peggio di aver un leader politico discutibile, per riprendere il Gaber citato qualche film fa “non è tanto Berlusconi quello che preoccupa, ma il Berlusconi dentro le persone”.
Qualcuno dirà che nelle ultime elezioni la Casa delle Libertà ha ridotto la sua percentuale, che una grossa parte degli italiani si astiene dal voto e che esagero. Io faccio solo notare quali percentuali sono salite, e soprattutto che il mio discorso è riferito al comportamento delle persone “comuni”, ad una mentalità e ad un modo di agire, non ad una banale diatriba fra destra e sinistra. Da noi vince l'egoismo, il populismo e – può essere ritenuta un'attenuante, ma non una giustificazione - l'ignoranza.
Eppure l'arma più potente per cambiare il mondo è l'istruzione, che però può assumere anche la forma dell'indottrinamento (tv), e da noi si è diffusa soprattutto l'istruzione di tipo specialistica finalizzata al lavoro che mira a conoscere "porzioni" di mondo per sfruttarlo a proprio vantaggio e non un'istruzione che fornisca gli strumenti critici per analizzare e capire non solo come funziona il mondo, ma anche quali sono le vie migliori per renderlo più giusto, con una maggiore qualità della vita e felicità distribuita.
Nell'ultimo decennio ho visto solo gli aspetti che fanno parte della tecnologia crescere, migliorare, evolversi mentre tutto ciò che ha a che fare con lo spirito dell'uomo, inteso in senso esteso, mi è apparso in costante declino. È un insulto alla storia del pensiero e agli ideali a cui l'Umanità dovrebbe mirare.
Faccio una pausa, o uno sciopero, non so bene come va interpretato. Riprenderò quando riavrò voglia, magari fra pochi giorni, o una settimana, o non so.
Intanto saluti.
Il peso del risultato elettorale si è fatto sentire e, anche se la scorsa settimana ho provato ad andare avanti, la fatica, metteteci anche il caldo, ma soprattutto il riscontro che le scelte politiche trovano sostegno nei comportamenti delle persone, ha avuto la meglio.
Un ramo della sociologia che mi ha colpito, critica rispetto a quella “ufficiale”, è quella etnometodologica. Non è questo lo spazio per fare una dissertazione, ma semplificando molto il concetto alla base è che le azioni delle persone sono anche il senso stesso delle azioni e quindi esprimono la “loro” società. [Detto più accademicamente: le manifestazioni pratiche dell'agire quotidiano nelle interazioni e anche nei compiti ritenuti banali creano e riproducono gli aspetti stabili dell'ambiente organizzato in cui avvengono, o operano, realizzando così la costruzione della realtà].
Mi riferisco quindi alle questioni spicciole, quelle che tutti provano, subiscono e creano ogni giorno, che magari si sottovalutano e che invece sono espressione di un qualcosa di più grande che viene perpetrato proprio grazie ai piccoli contributi dei singoli.
Nel corso degli anni ho notato segni, peggioramenti, ma che potevano ricadere nell'occasionale. Oggi li riscontro troppo spesso e sono diventati senso comune anche di persone che probabilmente non sono consciamente sostenitori del "mondo di Berlusconi".
Un virus si è diffuso, ed è peggio di aver un leader politico discutibile, per riprendere il Gaber citato qualche film fa “non è tanto Berlusconi quello che preoccupa, ma il Berlusconi dentro le persone”.
Qualcuno dirà che nelle ultime elezioni la Casa delle Libertà ha ridotto la sua percentuale, che una grossa parte degli italiani si astiene dal voto e che esagero. Io faccio solo notare quali percentuali sono salite, e soprattutto che il mio discorso è riferito al comportamento delle persone “comuni”, ad una mentalità e ad un modo di agire, non ad una banale diatriba fra destra e sinistra. Da noi vince l'egoismo, il populismo e – può essere ritenuta un'attenuante, ma non una giustificazione - l'ignoranza.
Eppure l'arma più potente per cambiare il mondo è l'istruzione, che però può assumere anche la forma dell'indottrinamento (tv), e da noi si è diffusa soprattutto l'istruzione di tipo specialistica finalizzata al lavoro che mira a conoscere "porzioni" di mondo per sfruttarlo a proprio vantaggio e non un'istruzione che fornisca gli strumenti critici per analizzare e capire non solo come funziona il mondo, ma anche quali sono le vie migliori per renderlo più giusto, con una maggiore qualità della vita e felicità distribuita.
Nell'ultimo decennio ho visto solo gli aspetti che fanno parte della tecnologia crescere, migliorare, evolversi mentre tutto ciò che ha a che fare con lo spirito dell'uomo, inteso in senso esteso, mi è apparso in costante declino. È un insulto alla storia del pensiero e agli ideali a cui l'Umanità dovrebbe mirare.
Faccio una pausa, o uno sciopero, non so bene come va interpretato. Riprenderò quando riavrò voglia, magari fra pochi giorni, o una settimana, o non so.
Intanto saluti.