venerdì 29 gennaio 2010
giovedì 28 gennaio 2010
Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo
Il Dottor Parnassus girovaga con un carrozzone-baraccone che si trasforma in pochi attimi in un teatrino. Con l’aiuto della figlia sedicenne, di un giovane ragazzo e di un nano, il dottore offre uno spettacolino che culmina con la possibilità, per qualcuno del pubblico, di guardare dall'altra parte dello specchio e saltare in un mondo creato dall'immaginazione.
Ultimamente lo spettacolo non attira molti astanti ma Mr. Nick, amico-nemico di lunga data di Parnassus, interviene per smuovere la situazione con una scommessa dalla posta in gioco molto “cara”.
Terry Gilliam sfodera la sua visionarietà e ne fa un baluardo minacciato da un mondo imborghesito. Se il sottotesto dell’immaginazione perduta e dell’importanza, e del rischio, di raccontare “storie” è sempre bello e affascinante, la trama risulta invece raffazzonata. Deludenti anche le creazioni grafiche dei mondi fantastici, certo ora siamo abituati troppo bene con ricostruzioni digitali stupefacenti, purtroppo quelle che si vedono qui sono approssimative e grossolane, mancano di “profondità”; suonano come una richiesta di maggiore disponibilità finanziarie per la produzione.
Nota d’obbligo per Heath Ledger, l’attore è mancato durante la lavorazione dal film ed è stato sostituito con uno stratagemma narrativo facendo interpretare il suo personaggio agli amici Johnny Deep, Jude Law e Colin Farrell. La trovata, pur essendo resa plausibile, sembra condizionare negativamente la parte finale del film.
Da citare anche la strana bellezza di Lily Cole: un misto fra una modella, un'aliena e una bambola.
In questo lavoro Gilliam ci ricorda che dietro alle “storie” c’è qualcuno che le racconta è questa condizione ne trasforma la bontà a secondo delle intenzioni del narratore. Oltre a questo lato passivo per lo spettatore, bisogna considerate anche il ruolo attivo compiuto nel valutare poi l’apparenza delle storie raccontate, dietro alle quali può nascondersi magia o inganno. Questo compito dimostra la nostra responsabilità nell'effetto della "storia".
Nonostante questo interessante discorso che trasporta un concetto molto sociologico in una sfera artistica, mi ricordo di un Terry Gilliam che mi portava dentro la sua visione facendomi "palpare" il film, mentre questa volta non è riuscito a catturarmi completamente.
Ultimamente lo spettacolo non attira molti astanti ma Mr. Nick, amico-nemico di lunga data di Parnassus, interviene per smuovere la situazione con una scommessa dalla posta in gioco molto “cara”.
Terry Gilliam sfodera la sua visionarietà e ne fa un baluardo minacciato da un mondo imborghesito. Se il sottotesto dell’immaginazione perduta e dell’importanza, e del rischio, di raccontare “storie” è sempre bello e affascinante, la trama risulta invece raffazzonata. Deludenti anche le creazioni grafiche dei mondi fantastici, certo ora siamo abituati troppo bene con ricostruzioni digitali stupefacenti, purtroppo quelle che si vedono qui sono approssimative e grossolane, mancano di “profondità”; suonano come una richiesta di maggiore disponibilità finanziarie per la produzione.
Nota d’obbligo per Heath Ledger, l’attore è mancato durante la lavorazione dal film ed è stato sostituito con uno stratagemma narrativo facendo interpretare il suo personaggio agli amici Johnny Deep, Jude Law e Colin Farrell. La trovata, pur essendo resa plausibile, sembra condizionare negativamente la parte finale del film.
Da citare anche la strana bellezza di Lily Cole: un misto fra una modella, un'aliena e una bambola.
In questo lavoro Gilliam ci ricorda che dietro alle “storie” c’è qualcuno che le racconta è questa condizione ne trasforma la bontà a secondo delle intenzioni del narratore. Oltre a questo lato passivo per lo spettatore, bisogna considerate anche il ruolo attivo compiuto nel valutare poi l’apparenza delle storie raccontate, dietro alle quali può nascondersi magia o inganno. Questo compito dimostra la nostra responsabilità nell'effetto della "storia".
Nonostante questo interessante discorso che trasporta un concetto molto sociologico in una sfera artistica, mi ricordo di un Terry Gilliam che mi portava dentro la sua visione facendomi "palpare" il film, mentre questa volta non è riuscito a catturarmi completamente.
Gradito
| Reg: 6 | Rec: 7 | Fot: 7 | Sce: 6 | Son: 6 |
| Reg: 6 | Rec: 7 | Fot: 7 | Sce: 6 | Son: 6 |
Etichette: 2009, Avventura, Fantastico, Gradito, Terry Gilliam
mercoledì 27 gennaio 2010
Film per il Giorno della Memoria
Oggi è il Giorno della Memoria istituito per non dimenticare le vittime dell'olocausto perpetrato da nazismo e fascismo.
Confesso che i film sulle orride vicende che sono state destinate agli ebrei (ma non dimentichiamo anche a Rom, Omosessuali, Comunisti e altre minoranze) mi sono andati un po' in disgrazia perché c'era stato un periodo in cui ne avevo visti troppi e inoltre si ha la sicurezza che la visione comporta quasi sempre un acutizzarsi del disprezzo per l'uomo data la sua capacità d'essere così disumano.
Se dovessi scegliere una cinquina di film che trattano l'argomento ecco qui sotto i miei titoli, e i vostri?
Confesso che i film sulle orride vicende che sono state destinate agli ebrei (ma non dimentichiamo anche a Rom, Omosessuali, Comunisti e altre minoranze) mi sono andati un po' in disgrazia perché c'era stato un periodo in cui ne avevo visti troppi e inoltre si ha la sicurezza che la visione comporta quasi sempre un acutizzarsi del disprezzo per l'uomo data la sua capacità d'essere così disumano.
Se dovessi scegliere una cinquina di film che trattano l'argomento ecco qui sotto i miei titoli, e i vostri?
- Schindler's List
di Steven Spielberg
USA, 1993, 194', b/n
Con Liam Neeson, Ben Kingsley, Ralph Fiennes
Un industriale illuminato salva mille ebrei.
- La vita è bella
di Roberto Benigni
Italia, 1997, 131'
Con Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Giorgio Cantarini
Un padre affronta la tragedia con commovente comicità.
- Il pianista
di Roman Polansky
Francia/Gran Bretagna, 2002, 148'
Con Adrien Brody, Thomas Kretschmann, Emilia Fox, Ed Stoppard
Un pianista ebreo polacco nel ghetto di Varsavia.
- Train de vie
di Radu Mihaileanu
Romania/Ungheria/Francia, 1998, 100'
Con Lionel Abelanski, Rufus, Clement Harari, Michel Muller
Un treno di ebrei mascherati da SS per fuggire.
- Bastardi senza gloria
di Quentin Tarantino
USA/Germania, 2009, 153'
Con Brad Pitt, Christoph Waltz, Diane Kruger, Mèlanie Laurent
La rivincita di uno squadrone di ebrei americani.
- Il grande dittatore (1940)
- Il diario di Anna Frank (1958)
- Kapò (1959)
- Il generale Della Rovere (1959)
- I sicari di Hitler (1959)
- Vincitori e vinti (Stanley Kramer, 1961)
- Il terzo tempo (1962)
- Il giardino dei Finzi Contini (1971)
- Cabaret (1972)
- Noi due senza domani (1973)
- Mr. Klein (1976)
- La scelta di Sophie (1982)
- Arrivederci ragazzi (Louis Malle, 1987)
- Fuga da Sobibor (1987)
- L'impero del sole (Steven Spielberg, 1987)
- L'amico ritrovato (1989)
- Dottor Korczak (1990)
- Europa Europa (1991)
- La strada di Levi (1992)
- Jona che visse nella balena (1993)
- L'isola in Via degli uccelli (1997)
- La tregua (1997)
- Jakob il bugiardo (Peter Kassovitz, 1999)
- Paragraph 175 (2000)
- Il cielo cadde (2000)
- Concorrenza sleale (2001)
- Conspiracy - Soluzione Finale (2001)
- The Believer (2001)
- La zona grigia (2001)
- Amen. (2002)
- Monsieur Batignole (Gerard Jugnot, 2002)
- Perlasca. Un eroe italiano (2002)
- Anime Erranti (2003)
- Rosenstrasse (2003)
- Il servo ungherese (Giorgio Molteni, 2004)
- La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler (2004)
- La Rosa Bianca - Sophie Scholl (2005)
- Senza destino - Faithless (Lajos Koltai, 2005)
- Il bambino con il pigiama a righe (2006)
- Black Book (Paul Verhoeven, 2006)
- Il falsario - Operazione Bernhard (2007)
- Hotel Meina (2007)
- Io non vi ho dimenticato (2007)
- Adam Resurrected (2009)
- Defiance - I giorni del coraggio (2008)
- Good (2008)
- Operazione Valchiria (2008)
- L'uomo che verrà (2009)
- Il coraggio di Irena Sendler (John Kent Harrison, 2009)
- Il diario di Anna Frank (2009)
- Mi ricordo Anna Frank (2009)
- La chiave di Sara (Gilles Paquet-Brenner, 2010)
- Vento di Primavera (Roseline Bosh, 2010)
- In Darkness (Agnieszka Holland, 2011)
- Süskind - Le ali dell'innocenza (Rudolf van den Berg, 2012)
- L'ultimo degli ingiusti (Claude Lanzmann, 2013)
- Il caso Grüninger (Akte Grüninger, 2013)
- Anita B. (Roberto Faenza, 2014)
- Il labirinto del silenzio (Giulio Ricciarelli, 2014)
- Una volta nella vita (Marie-Castille Mention-Schaar, 2014)
- Naked Among Wolves - Il bambino nella valigia (P. Kadelbach, 2015)
- Il figlio di Saul (Laszlo Nemes, 2015)
- The Eichman Show (P.A. Williams, 2015)
- Remember (Atom Egoyan, 2015)
- Il diario di Anna Frank (Hans Steinbichler, 2016)
- Lettere da Berlino (Vincent Pérez, 2016)
- A German Life (C. Krönes, O. Storm, R. Schrotthofer, F. Weigensamer, 2016)
- Austerlitz (Sergei Loznitsa, 2016)
- Il viaggio di Fanny (Lola Doillon, 2016)
- La verità negata (Mick Jackson , 2016)
- L'uomo dal cuore di ferro (Cédric Jimenez, 2017)
- La signora dello zoo di Varsavia (Niki Caro, 2017)
- Un sacchetto di biglie (Christian Duguay, 2017)
- Chi scriverà la nostra storia (Roberta Grossman, 2018)
- I bambini di Rue Saint-Maur 209 (Ruth Zylberman, 2018)
Etichette: Liste
lunedì 25 gennaio 2010
La Pelliccia di Jessica Alba
Era da un po' che non saltava fuori un post sulla, volenti o nolenti, dato che non si è deciso una degna sostituta, "signorina" del blog: Jessica Alba.
Ecco l'occasione con la presentazione di The killer inside me al Sundance Film Festival.
Le immagini in cui Jessica viene presa a cinghiate nel sederino hanno già fatto il giro della rete. Qui la moretta ha indossato abiti più casti, certo che con questa mise, se le mettiamo delle scarpette coi tacchi a spillo, si potrebbe pensare che sia pronta per qualche altra scena del film: interpreta una "passeggiatrice".
Jessica, la pelliccia non la vogliamo! Almeno sarà ecologica?
Ecco l'occasione con la presentazione di The killer inside me al Sundance Film Festival.
Le immagini in cui Jessica viene presa a cinghiate nel sederino hanno già fatto il giro della rete. Qui la moretta ha indossato abiti più casti, certo che con questa mise, se le mettiamo delle scarpette coi tacchi a spillo, si potrebbe pensare che sia pronta per qualche altra scena del film: interpreta una "passeggiatrice".
Jessica, la pelliccia non la vogliamo! Almeno sarà ecologica?
[Immagine: Repubblica]
Etichette: Jessica Alba
sabato 23 gennaio 2010
Pasolini prossimo nostro
Non è un documentario moderno di quelli ritmati, siamo di fronte ad un'ora celebrativa che consiste in una bella intervista riempita con un repertorio di foto e spezzoni audio, nella quale Pasolini sgranella la sua critica alla società: una lucida analisi di quei germi che hanno infettato il paese nel dopoguerra e che noi possiamo ritrovare, trasformati, nell’attuale società a dimostrare come quelle riflessioni fossero anticipatrici.
Domande e risposte provengono da qualche pausa nella realizzazione di Salò o le 120 giornate di Sodoma e Gomorra dove Pasolini esprime il suo disgusto per il Potere nelle forme che esso assume.
In primis la critica è alla grande "nuova" ideologia, al consumismo che ha imposto dei modelli comportamentali, rimpiazzando valori e agendo direttamente sulle coscienze, riassumibile con la frase: “ci fanno mangiare merda”. Poi c'è il grande inganno della libertà, una libertà illusoria che impone quali sono le scelte accettabili e una sessualità strumentale al Potere.
Pasolini continua la sua invettiva argomentando che il cambiamento realizzato è sbagliato perché non è venuto dalla base. L'uomo è conformista di natura e subisce il “Potere” in particolare il suo lato anarchico dettato da qualcosa che sfugge alla logica comune.
Non manca la critica ai giovani che non crede capiranno nemmeno il suo film perché quasi tutti omologati e privi di capacità critica, ma la colpa non è tutta loro perché strettamente condizionati dal mondo che gli hanno creato i loro padri.
L’andatura pessimista prosegue ammonendo sull’insensatezza dello sperare: “la speranza è una cosa inventata per tenere buona la gente”. Il pensiero sfiducioso è smorzato solo dall’esortazione a fare comunque qualcosa.
Ho trovato il film un po’ meccanico lasciato tutto alle parole del poeta-regista, io avrei preferito un lavoro di attualizzazione mostrando le forme che quei pensieri hanno preso nel tempo, ma sarebbe stato un altro film. Il risultato e comunque gradevole perché riesce a proporre in un'oretta una summa del pensiero politico di Pasolini che sarà zittito col brutale assassinio di Ostia.
Domande e risposte provengono da qualche pausa nella realizzazione di Salò o le 120 giornate di Sodoma e Gomorra dove Pasolini esprime il suo disgusto per il Potere nelle forme che esso assume.
In primis la critica è alla grande "nuova" ideologia, al consumismo che ha imposto dei modelli comportamentali, rimpiazzando valori e agendo direttamente sulle coscienze, riassumibile con la frase: “ci fanno mangiare merda”. Poi c'è il grande inganno della libertà, una libertà illusoria che impone quali sono le scelte accettabili e una sessualità strumentale al Potere.
Pasolini continua la sua invettiva argomentando che il cambiamento realizzato è sbagliato perché non è venuto dalla base. L'uomo è conformista di natura e subisce il “Potere” in particolare il suo lato anarchico dettato da qualcosa che sfugge alla logica comune.
Non manca la critica ai giovani che non crede capiranno nemmeno il suo film perché quasi tutti omologati e privi di capacità critica, ma la colpa non è tutta loro perché strettamente condizionati dal mondo che gli hanno creato i loro padri.
L’andatura pessimista prosegue ammonendo sull’insensatezza dello sperare: “la speranza è una cosa inventata per tenere buona la gente”. Il pensiero sfiducioso è smorzato solo dall’esortazione a fare comunque qualcosa.
Ho trovato il film un po’ meccanico lasciato tutto alle parole del poeta-regista, io avrei preferito un lavoro di attualizzazione mostrando le forme che quei pensieri hanno preso nel tempo, ma sarebbe stato un altro film. Il risultato e comunque gradevole perché riesce a proporre in un'oretta una summa del pensiero politico di Pasolini che sarà zittito col brutale assassinio di Ostia.
Gradito
| Reg: 6 | Rec: - | Fot: 6 | Sce: 7 | Son: 6 |
| Reg: 6 | Rec: - | Fot: 6 | Sce: 7 | Son: 6 |
Etichette: 2006, Documentario, Giuseppe Bertolucci, Gradito
giovedì 21 gennaio 2010
Sul Lago Tahoe
Un paesaggio messicano desolato, sembra tutto fermo, poi un botto, un’auto rossa contro un palo.
Dentro quell’auto c’è Juan, ha sedici anni, non si è fatto niente ma ora deve trovare qualcuno che lo aiuti a far ripartire la macchina.
Prima incontra un vecchio meccanico che vive con il suo cane Sica però non ha il pezzo adatto alla riparazione, poi conosce Lucia una ragazza-madre che lavora in un autoricambi e sogna di diventare cantante di una punk-band. Lei non capisce niente di quei pezzi e dice a Juan di aspettare suo fratello David, coetaneo di Juan e, scopriremo, appassionato sfegatato di arti marziali.
Questi personaggi accompagneranno Juan in una difficile giornata.
La ricerca di un pezzo di ricambio è un misto fra una scusa per una fuga da casa e il tentativo metaforico di trovare un pezzo che riesca a rimettere in moto la vita di Juan spezzata da un lutto. A precedere quell’incidente c’è infatti una perdita familiare che fa sentire al ragazzo il bisogno di stare lontano da un’abitazione dove regna il dolore, con una madre avvolta nella sofferenza e un fratellino che fatica a capire cosa voglia dire “condoglianze”.
La scelta della regia si fonda sulla staticità delle inquadratura che diventa, pur nella sua semplicità, molto espressiva e compiacente alla narrazione permettendo una rispettosa distanza con la situazione che coinvolge il protagonista e, allo stesso tempo, facendola percepire come immobile. È una condizione dalla quale si fatica ad uscire che non fa vedere oltre, tanto che anche quando Juan corre, la macchina da presa si sposta parallelamente, rendendo il gesto futile.
Questa preferenza “dimensionale” viene farcita da occasionali schermate nere che danno una forma allo stato d’animo di Juan comunicando il silenzio di quei tipici salti nel buio che il dramma provoca. Ma la cosa che rende veramente speciale questa elaborazione del lutto è la discrezione e il filo di ironia usata per raccontarla: stempera il dramma senza toglierne significato, accompagna e non aggiunge tormento al tormento.
Fernando Eimbcke in questo film che trae spunto proprio da un'esperienza personale trasmette un'atmosfera che riesce ad accarezzare con speranza la desolazione che accompagna la frattura della vita.
Dentro quell’auto c’è Juan, ha sedici anni, non si è fatto niente ma ora deve trovare qualcuno che lo aiuti a far ripartire la macchina.
Prima incontra un vecchio meccanico che vive con il suo cane Sica però non ha il pezzo adatto alla riparazione, poi conosce Lucia una ragazza-madre che lavora in un autoricambi e sogna di diventare cantante di una punk-band. Lei non capisce niente di quei pezzi e dice a Juan di aspettare suo fratello David, coetaneo di Juan e, scopriremo, appassionato sfegatato di arti marziali.
Questi personaggi accompagneranno Juan in una difficile giornata.
La ricerca di un pezzo di ricambio è un misto fra una scusa per una fuga da casa e il tentativo metaforico di trovare un pezzo che riesca a rimettere in moto la vita di Juan spezzata da un lutto. A precedere quell’incidente c’è infatti una perdita familiare che fa sentire al ragazzo il bisogno di stare lontano da un’abitazione dove regna il dolore, con una madre avvolta nella sofferenza e un fratellino che fatica a capire cosa voglia dire “condoglianze”.
La scelta della regia si fonda sulla staticità delle inquadratura che diventa, pur nella sua semplicità, molto espressiva e compiacente alla narrazione permettendo una rispettosa distanza con la situazione che coinvolge il protagonista e, allo stesso tempo, facendola percepire come immobile. È una condizione dalla quale si fatica ad uscire che non fa vedere oltre, tanto che anche quando Juan corre, la macchina da presa si sposta parallelamente, rendendo il gesto futile.
Questa preferenza “dimensionale” viene farcita da occasionali schermate nere che danno una forma allo stato d’animo di Juan comunicando il silenzio di quei tipici salti nel buio che il dramma provoca. Ma la cosa che rende veramente speciale questa elaborazione del lutto è la discrezione e il filo di ironia usata per raccontarla: stempera il dramma senza toglierne significato, accompagna e non aggiunge tormento al tormento.
Fernando Eimbcke in questo film che trae spunto proprio da un'esperienza personale trasmette un'atmosfera che riesce ad accarezzare con speranza la desolazione che accompagna la frattura della vita.
Deliziato
| Reg: 6 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 7 |
| Reg: 6 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 7 |
Etichette: 2008, Deliziato, Drammatico, Fernando Eimbcke
venerdì 15 gennaio 2010
Film Documentari Gratis
Free Documentaries si propone di rendere disponibile la visione, in una qualità decente ma non fantastica, di documentari famosi e meno famosi riguardanti temi politici, d'attualità e ambientali.
Il principio secondo il quale si muovono è che per avere una vera democrazia sia necessario un libero e facile accesso all'informazione, ma "sfortunatamente" molte importanti prospettive, opinioni o fatti non trovano spazio nelle nostre televisioni o cinema.
Tanto per fare qualche titolo si possono trovare film come Super size me, The Road to Guantanamo, Sicko, The Corporation. Unico problema potrà essere la lingua: in prevalenza sono in inglese.
-Lista completa dei documentari-
Il principio secondo il quale si muovono è che per avere una vera democrazia sia necessario un libero e facile accesso all'informazione, ma "sfortunatamente" molte importanti prospettive, opinioni o fatti non trovano spazio nelle nostre televisioni o cinema.
Tanto per fare qualche titolo si possono trovare film come Super size me, The Road to Guantanamo, Sicko, The Corporation. Unico problema potrà essere la lingua: in prevalenza sono in inglese.
-Lista completa dei documentari-
Etichette: Varie
giovedì 14 gennaio 2010
Il Terzo e il Settimo
Impressionante questo video, consigliato guardarlo a tutto schermo. Ha un fascino poetico, io ho avuto una strana sensazione rilassante nell'ammirare un misto di fotografia, architettura, natura, arte...
Pensate che è tutta computer grafica, niente di reale, tutto creato in sette mesi di lavoro e con 3D Studio Max: programma di animazione vettoriale usato in vari film e in videogiochi come Grand Theft Auto, Assassin's Creed, Far Cry 2, Guitar Hero e Halo.
Se siete increduli ecco un Making Of.
Pensate che è tutta computer grafica, niente di reale, tutto creato in sette mesi di lavoro e con 3D Studio Max: programma di animazione vettoriale usato in vari film e in videogiochi come Grand Theft Auto, Assassin's Creed, Far Cry 2, Guitar Hero e Halo.
Se siete increduli ecco un Making Of.
Etichette: Varie
mercoledì 13 gennaio 2010
Registi in altalena
Stavo cercando di compilare una lista con i miei preferiti della prima decade dei duemila e trovandomi in difficoltà mi sono perso dietro la constatazione di come più di un regista abbia sfornato un film che mi è veramente piaciuto e un altro che non mi ha proprio convinto.
Ecco la mia cinquina di registi in altalena:
Ecco la mia cinquina di registi in altalena:
- David Lynch
ok: Mulholland Drive
no: Inland Empire
- Richard Kelly
ok: Donnie Darko
no: Southland Tales
- Terry Gilliam
ok: Tideland
no: I fratelli Grimm e l'incantevole strega
- George A. Romero
ok: Le cronache dei morti viventi
no: La terra dei morti viventi
Anche voi avete qualche regista che ha sfornato un film che mettereste in una bacheca dorata e un altro che invece dareste al gatto?
Etichette: Varie
lunedì 11 gennaio 2010
Nel Paese delle Creature Selvagge
Max ha costruito un igloo proprio davanti casa e vorrebbe mostrarlo alla sorella più grande, ma lei non ha tempo né voglia, preferisce stare al telefono con il suo ragazzo ed uscire coi suoi amici.
La mamma di Max non c'è e, quando c'è, è indaffarata fra il lavoro e la ricerca di un nuovo compagno. Il ragazzino allora fugge dalla realtà e fa rotta verso un'isola immaginaria dove provare a "esorcizzare" la sua situazione.
Solitudine, mancanza di attenzione familiare e soprattutto assenza di un padre, sono questi le problematiche e Max nel nuovo "Paese delle emozioni selvagge" prova a ricollocarsi in una nuova identità e diventa il re di un manipolo di strane creature che altro non sono una trasposizione dei personaggi familiari.
Il paese delle creature selvagge è una fantasia che diventa viaggio nell'inconscio, una scampagnata emozionante in una ricerca interiore. La permanenza di Max nell'isola non giunge mai ad una vera catarsi, è un lento percorso verso un riconoscimento di sé stesso e richiede una rielaborazione delle sue emozioni e in particolare ad una dissipazione dell'aggressività.
Il difficile compito di sviluppare una sceneggiatura dalle poche pagine del racconto illustrato per l'infanzia di Maurice Sendak, da cui è tratto il film, è dato al prolisso scrittore Dave Eggers ma, nonostante io lo apprezzi abbastanza, non riesce a non farmi sentire la mancanza dello zampino del geniale Charlie Kaufman, sceneggiatore dei precedenti film di Jonze.
Il film lascia nel complesso un po' perplessi, non è né per adulti né per bambini, la maggior parte dei primi troverebbe un po' minimale e lontana la storia mentre la quasi totalità dei secondi si annoierebbe per l'andatura soporifera e malinconica. E' un film da sentire, chiede empatia proprio come per i grossi pupazzotti mono-espressivi ma espressionisti nella loro esaltazione delle emozioni istintuali.
La mamma di Max non c'è e, quando c'è, è indaffarata fra il lavoro e la ricerca di un nuovo compagno. Il ragazzino allora fugge dalla realtà e fa rotta verso un'isola immaginaria dove provare a "esorcizzare" la sua situazione.
Solitudine, mancanza di attenzione familiare e soprattutto assenza di un padre, sono questi le problematiche e Max nel nuovo "Paese delle emozioni selvagge" prova a ricollocarsi in una nuova identità e diventa il re di un manipolo di strane creature che altro non sono una trasposizione dei personaggi familiari.
Il paese delle creature selvagge è una fantasia che diventa viaggio nell'inconscio, una scampagnata emozionante in una ricerca interiore. La permanenza di Max nell'isola non giunge mai ad una vera catarsi, è un lento percorso verso un riconoscimento di sé stesso e richiede una rielaborazione delle sue emozioni e in particolare ad una dissipazione dell'aggressività.
Il difficile compito di sviluppare una sceneggiatura dalle poche pagine del racconto illustrato per l'infanzia di Maurice Sendak, da cui è tratto il film, è dato al prolisso scrittore Dave Eggers ma, nonostante io lo apprezzi abbastanza, non riesce a non farmi sentire la mancanza dello zampino del geniale Charlie Kaufman, sceneggiatore dei precedenti film di Jonze.
Il film lascia nel complesso un po' perplessi, non è né per adulti né per bambini, la maggior parte dei primi troverebbe un po' minimale e lontana la storia mentre la quasi totalità dei secondi si annoierebbe per l'andatura soporifera e malinconica. E' un film da sentire, chiede empatia proprio come per i grossi pupazzotti mono-espressivi ma espressionisti nella loro esaltazione delle emozioni istintuali.
Gradito
| Reg: 7 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 6 | Son: 8 |
| Reg: 7 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 6 | Son: 8 |
Etichette: 2009, Fantastico, Gradito, Spike Jonze
venerdì 8 gennaio 2010
Frequently Asked Questions About Time Travel
Tre giovani, due nerd e un cinico, alle prese con lavori demotivanti, dopo un film al cinema che non li ha convinti, si trovano a chiudere serata al pub per la consueta birra accompagnata da chiacchiere per stordire la realtà e corroborare i sogni.
In particolare si discute sulle idee di Ray raccolte sul suo taccuino, i tre scopriranno accidentalmente che il bagno del locale è una specie di portale temporale e che quelle idee non sono stupidaggini.
Chi ha nel suo curriculum serate spese nel pub di fiducia con un manipolo di amici con cui sorseggiare quel liquido ambrato dal sapore luppolino dotato del potere di allentare il peso dei pensieri tristi e favorire il sorriso, oltre a quello di lubrificare l'ugola per permettere discussioni serie, semiserie o assurdità totali fino alla chiusura del locale, troverà per lo meno simpatico questo filmetto sincero e gradevole come una Moretti da 66.
Entranti nel pub praticamente non se ne esce più e grazie ad una sceneggiatura tirata ci si diverte anche senza effetti speciali perché in questi viaggi del tempo non c'è fantascienza pirotecnica, si gioca invece con le conseguenze e i paradossi che i viaggi portano, un po' alla Ritorno al futuro per capirsi.
Il film è stato lanciato come l'incontro fra Shaun of the Dead, conosciuto dalle nostre parti come L'alba dei morti dementi, e Dr. Who, la serie televisiva britannica di fantascienza più longeva con oltre 700 episodi. Insomma il pubblico a cui è destinato è ben definito, se vi riconoscente recuperate questi ottantatré minuti di viaggi del tempo in "bassa fedeltà" e beveteveli.
In particolare si discute sulle idee di Ray raccolte sul suo taccuino, i tre scopriranno accidentalmente che il bagno del locale è una specie di portale temporale e che quelle idee non sono stupidaggini.
Chi ha nel suo curriculum serate spese nel pub di fiducia con un manipolo di amici con cui sorseggiare quel liquido ambrato dal sapore luppolino dotato del potere di allentare il peso dei pensieri tristi e favorire il sorriso, oltre a quello di lubrificare l'ugola per permettere discussioni serie, semiserie o assurdità totali fino alla chiusura del locale, troverà per lo meno simpatico questo filmetto sincero e gradevole come una Moretti da 66.
Entranti nel pub praticamente non se ne esce più e grazie ad una sceneggiatura tirata ci si diverte anche senza effetti speciali perché in questi viaggi del tempo non c'è fantascienza pirotecnica, si gioca invece con le conseguenze e i paradossi che i viaggi portano, un po' alla Ritorno al futuro per capirsi.
Il film è stato lanciato come l'incontro fra Shaun of the Dead, conosciuto dalle nostre parti come L'alba dei morti dementi, e Dr. Who, la serie televisiva britannica di fantascienza più longeva con oltre 700 episodi. Insomma il pubblico a cui è destinato è ben definito, se vi riconoscente recuperate questi ottantatré minuti di viaggi del tempo in "bassa fedeltà" e beveteveli.
Gradito
| Reg: 6 | Rec: 6 | Fot: 6 | Sce: 7 | Son: 6 |
| Reg: 6 | Rec: 6 | Fot: 6 | Sce: 7 | Son: 6 |
Etichette: 2009, Commedia, Fantascienza, Gareth Carrivick, Gradito
venerdì 1 gennaio 2010
Iscriviti a:
Post (Atom)