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sabato 28 febbraio 2009

Sin City

Sin CitySin City cos'è? Un contenitore di vite: per scoprirne il contenuto bisogna fare un viaggio, posarsi sopra alle piccole storie dannate, violente e peccaminose e “sfogliare” la pellicola. Tre sono le narrazioni principali, che condividono personaggi, ma che appartengono a momenti temporali diversi. John Hartigan è un poliziotto ad un giorno dal pensionamento ma vuole finire la carriera senza lasciar nulla in sospeso; Marv è un energumeno simil-frankenstein che non avrà pace fino a quando non avrà vendicato l'assassinio dell'unica donna che ha amato; Dwight aiuta il clan delle prostitute a mantenere il controllo della zona vecchia della città, visto che l'accordo con la polizia cade a causa di un inconveniente. 
Tre racconti con atmosfera ed elementi comuni: pioggia battente, potere, sangue, prostituzione e polizia, in una frenesia di violenza e di corpi che resistono oltre la morte. Pochi elementi descrittivi schizzati, che lasciano spazio alle atmosfere più intime dei sentimenti, o meglio, alle repulsioni dei personaggi. 
La trasposizione cinematografica del fumetto di Miller è riuscita, consacrandola a cult, una pellicola piegata alla striscia, un pezzo di cinema che si aggiunge. Lo stile bianco e nero, con l'eccezione di elementi evidenziati da colori accesi come il rosso (sangue, auto, labbra) il verde (occhi) e il giallo (sangue e pelle) è fantastico. L'unica caduta negativa è la storia di Dwight, a mio parere brutta, dall'effetto troppo parentesi pulp-comica che stona nel complesso. Potrei concludere qui, ma dimenticherei una quarta storia che apre e chiude il film, senza un proprio sviluppo, e presenta un personaggio con un avvertimento: da quello che sembra il nascere di un nuovo amore può scaturire la nostra "Fine".
Deliziato | reVisione dal passato |

venerdì 27 febbraio 2009

RocknRolla

RocknRollaPiccoli screzi nella malavita londinese fomentati dall'arrivo dell'imprenditore russo di turno che vorrebbe costruire, ma per le licenze serve un nulla osta che può essere concesso in fretta solo grazie a Lenny Cole, il boss della zona, e al politico corrotto che tiene sotto controllo.
Valige di denaro iniziano a girare e a sparire, i pesci piccoli non stanno a guardare.
Il regista Guy Ritchie si ricorda per Lock and Stock e The Snatch e direi che è meglio ricordarlo per quelli. Il suo stile è quello di mescolare tanti personaggi e ingarbugliare gli eventi con equivoci, usando dialoghi d'effetto fra pulp e british humour. Anche questa volta segue la linea, mentre una voce fuori campo ci accompagna fino ad un certo punto del film per agevolarci l'incontro con i personaggi.
Il compito di mantenere il ritmo è lasciato in gran parte solo alla musica di sottofondo, e poche volte esce da questo limite. Una scena degna di nota è quella con il buttafuori del locale quando le note di Rock'n'roll Queen dei The Subways (mio tormentone dell'estate di qualche anno fa) finalmente si amalgamano con regia e montaggio per un buon pestaggio d'effetto.
Se vi state domandando chi sia il RocknRolla del titolo, in un film di malviventi, la risposta è che si tratta di uno stile di vita, ma un rocker c'è, è un certo Johnny Quid, figlio del boss, che forte del luogo comune che vuole una rockstar valere più da morta che da viva, si è ritirato dalla scena e occupa il tempo filosofeggiando nei fumi della droga. Per quanto?
Si arriva alla fine del film con la matassa dipanata, ma quello che viene da dire è solo un:“e va beh”. Le aspettative sono deluse, almeno c'è una bella colonna sonora.
Sgradito
| Reg: 5 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 7 |

giovedì 26 febbraio 2009

Sh0N0 - Quesito della Susi

Quesito della SusiOggi potrebbe essere il giorno della settimana dedicato allo ScreensHot, ma non ho immagini.
Per non saltare l'appuntamento con lo spazio pseudo-ludico propongo un quesito che ho trovato di recente, non ha niente di cinematografico, ma mi ha ricordato i miei trascorsi da finto ingegnere. Allora, dovreste spiegarmi perché...

“A Londra ho visto uno studente di ingegneria che festeggiava il Natale, ma era Halloween!”

Ovviamente se uno conosce già la risposta non faccia il tordo e lasci il quiz agli altri, se proprio non ce la fa a resistere commenti con un laconico "io lo so".
31OCT=25DEC

martedì 24 febbraio 2009

Old boy

Old boyOh Dae-Soo viene rapito davanti ad una cabina telefonica e imprigionato per quindici anni senza conoscere il motivo. Un arco di vita scandito solo dalla televisione, attraverso la quale scopre d'essere stato ingiustamente accusato dell'assassinio della moglie. L'odio cresce forte, e il desiderio di vendetta diventa la sola cosa a tenerlo ancora in vita.
Oggi Oh Dae-Soo è libero, o forse solo in prigione più grande, ma la vera questione è scoprire chi è stato a infliggergli tutto quello, e perché.
Un film che intreccia visioni surreali ad una narrativa da giallo, condendo il tutto con una violenza che potrebbe far pensare a Tarantino, ma che invece è intrisa di quella, tipica, coreana.
Un uomo moderno analizzato, nella sua solitudine, mentre attraversa luoghi senza identità, alberghi, strade, enormi palazzi, corridoi, alla ricerca di un appagamento istintuale. Un uomo che da vittima diventa carnefice e perde la sua umanità fino a sentirsi una bestia, ma non smette di supplicare un bisogno disperato d'amore.
La vendetta sembra dirigere le vite, spingerle all'azione, è la migliore cura per uno che è stato ferito, ma dopo un primo senso di appagamento il dolore tornerà comunque a cercarti.
Protagonista è la psicologia della vendetta, con una puntata sull'ipnosi, sul fatto che ci spaventi soprattutto per immaginazione e sulla necessità, per vivere, del meccanismo di rimozione.
Insomma un film violento, ma ricco, la regia di Chan-wook Park porta, con questo secondo capitolo della "trilogia della vendetta", ancora in alto il cinema koreano, un cinema che si impone per la sua poetica crudezza visiva e morale.
“Sorridi e il mondo sorriderà con te, piangi e piangerai da solo”.
Deliziato
| reVisione dal passato |

lunedì 23 febbraio 2009

Oscar 2009

Oscar 2009

"A me non piace molto la premiazione degli Oscar in generale, un po' troppo sbilanciata verso il glamour e spesso i premi sono il risultato delle correnti d'interesse interne all'Academy, ma ovviamente i film premiati sono sicuramente degni d'essere guardati... vedremo". [citazione]

L'ottantunesima edizione della celebre premiazione cinematografica statunitense ha dato questi risultati:
  • Miglior film: The Millionaire
  • Miglior regia: Danny Boyle
  • Miglior film straniero: Departures di Yojiro Takita
[Per l'elenco completo vedere tutti i Premi Oscar 2009 con i vincitori fra i nominati]

A conti fatti con 8 statuette ha vinto il film di Danny Boyle... e io devo ancora vederlo nonostante Boyle sia un regista che ho sempre seguito, e credo di essere uno dei pochi che ha apprezzato anche The Beach.
Mi accorgo come sia sempre impreparato ai film degli Oscar. Inconsciamente?

giovedì 19 febbraio 2009

The Village

The VillageFilm dalla struttura classica: esiste un mistero, una minaccia quasi invisibile, e poi arriva la rivelazione finale che scopre le carte. Uno schema che viene arricchito da meccanismi psicologici ben utilizzati che riescono a creare tensione riducendo i colpi di scena veri e propri a due o tre, rendendoli molto più efficaci.
La storia parla di un villaggio/comunità minacciato/protetto da una foresta infestata da creature innominabili. Uomini e creature hanno stretto un patto di non belligeranza fintantoché i confini verranno rispettati.
Il tema principale del film è la paura, la paura dell'esterno, che può essere inteso come lo straniero, come ciò che sta al di là dei confini culturali: siamo di fronte ad una comunità, un paese – leggasi America – che rifiuta il confronto con l'esterno, e tenta di isolarsi per preservarsi dal male. Per riuscire nell'intento gli anziani governanti – leggasi politici conservatori – utilizzano la paura come strumento di controllo.
Due giovani, nonostante le regole della comunità, sono decisi ad affrontare il bosco: il primo sembra spinto dal desiderio di conoscenza, la seconda sarà invece costretta dall'amore.
Ecco quindi che una cappuccetto gialla cieca, ma in grado di “vedere” diversamente degli altri, intraprende il suo viaggio di conoscenza per salvare l'amato.
Amore e conoscenza diventano quindi i mezzi per superare la paura e varcare i confini fisici, politici, culturali ed esistenziali. Forse dall'altra parte non tutto è così tremendo o forse sì?
Deliziato
| reVisione dal passato |

mercoledì 18 febbraio 2009

C'è chi si dimette e chi no

C'è chi si dimette e chi noPiù volte mi è capitato di pensare che al posto di dedicare tempo alle recensioni dei film avrei dovuto usare lo spazio del blog per raccogliere notizie e scrivere commenti socio-politici per contribuire ad informare, ma soprattutto far riflettere, gli italioti. Per vari motivi ho ripiegato, più volentieri, sul cinema, ma faccio un piccolo strappo perché sento troppo forte l'esigenza di far notare qualche cosa.

Premesse:
  • Non ho nessuna tessera di partito, non mi identifico con nessun leader, ho però delle preferenze, nel senso che fra il ricevere un pizzicotto e un pugno in faccia direi che è naturale, e razionale, avere una preferenza.
  • Non sono mai stato un sostenitore di questo Partito Democratico per come si è formato e per quello che era: un'automobile costruita sgangherata con le ruote che andavano in direzioni diverse e con l'autista frastornato dalle “chiacchiere” dei passeggeri.
    L'idea alla base del PD quella invece sì mi piaceva, e triste era vedere come veniva, fin dal primo istante, realizzata male.

Notizie:
  1. Dopo la disfatta in Sardegna, dove il candidato Renato Soru è stato battuto dal candidato del centrodestra, Walter Veltroni si è dimesso da leader del Partito Democratico.
    [Fonte: Corriere]

  2. L'avvocato David Mills è stato condannato a quattro anni e sei mesi per corruzione in atti giudiziari dal Tribunale di Milano. Mills ha ricevuto tangenti per testimoniare il falso nei processi in cui era coinvolto Silvio Berlusconi che era imputato insieme all'avvocato, ma la sua posizione è volatilizzata in seguito all'approvazione del Lodo Alfano sull'impunità delle massime cariche dello Stato.
    [Fonte: Repubblica]
    [Video Rai 1]

Commento:
Le vicende giudiziarie del presidente del consiglio sono infinite, e la sua battaglia con la legge la sta vincendo in barba al popolo italiano!
Mentre il popolo arranca per arrivare a fine mese e rispetta le leggi, magari pagando quella multa per divieto di sosta che si traduce in pesanti rinunce o complicanze, il ricco e potente sorride nel lusso facendosi beffe delle regole comportamentali e riuscendo addirittura a crearle per sé o a rendersene immune.
Mills viene condannato oltre alla prigione anche a risarcire 250 mila euro alla parte civile; sapete chi è la parte civile? La Presidenza del Consiglio, cioè idealmente quello che era il coimputato.
Ovviamente Silvio Berlusconi non ritiene sia il caso di dimettersi, per lui tutto è legittimo forte del Lodo Alfano, forte di giudici e personaggi corrotti, legittimato da un ego spropositato e dagli italioti che gli confermano la fiducia.
Lui rimane lì a guardare dall'alto, superiore a tutti e al di fuori di tutti, può permettersi di diffamare Soru che non può querelarlo e dire che Veltroni "si è fatto fuori da solo", ma vorrei ricordare che non esiste "l'uomo che si è fatto da solo" e, anche se in Italia non va più di moda, esistono colpe e responsabilità.
Intanto scompare il valore delle notizie, la capacità di mettere in prospettiva i fatti e la giustizia uguale per tutti, e il naufragar non è dolce in questo mar.

venerdì 13 febbraio 2009

Million dollar baby

Million dollar babyFrank ha passato gran parte della sua vita preparando pugili al ring e ora gestisce con l'aiuto del compagno Scrap una palestra di boxe.
Un bel o brutto giorno arriva Maggie, una ragazza determinata a combattere per riscattare la sua situazione, ma solo se ad accompagnarla ci sarà il suo “capo”.
Frankie si nega, immerso e tormentato da un passato che non sembra dargli pace, poi cede alla forza di volontà di quella che diventerà “Mo Cuishle”, il suo tesoro.
Sport come metafora di vita, non è certo un nuova trovata, ma Eastwood racconta la storia in modo pulito, con un'abile regia e usando dialoghi che sembrano usciti da un western.
Il milione non è importante tanto per la cifra in dollari bensì per quello che rappresenta, il sogno di una vita, un qualcosa che una volta raggiunta dona un senso a tutto, una felicità realizzante. Maggie raggiunge il suo obiettivo grazie alla fortissima volontà, una volontà che prima la porta a vincere e poi a morire, per poter essere padrona della propria vita.
Eastwood propone la sua ricetta per tentare di difendersi dalla crudeltà della vita; in un tempo dove la religione è inutile, inconcreta e lontana, la famiglia disgregata o insensibile, Clint sceglie un linguaggio e un atteggiamento: ironia e individualismo.
Il dramma avviene perché "hai abbassato la guardia, non bisogna mai abbassare la guardia", se lo fai ti colpiscono alle spalle. Maggie non è autosufficiente in quel ring, dipende da Frankie e paga cara questa debolezza, questo sentimento, questa umanità.
Rimangono una vita spezzata e una che sembra ormai senza speranza.
Hilary Swank veramente brava in una parte difficile, l'uomo con due espressioni, con e senza sigaro, firma un gran film, la spalla Freeman fa egregiamente il suo compito.
Delizioso
| reVisione dal passato |

giovedì 12 febbraio 2009

martedì 10 febbraio 2009

Æon Flux

Æon FluxNel 2411 la quasi totalità delle persone del pianeta è stata uccisa da un virus, ma grazie ad una speciale cura alcuni superstiti sono riusciti a fondare una città chiamata Bregna. Una nuova società “perfetta” è nata, creata e comandata dalla dinastia Goodchild ossia i discendenti dello scienziato che inventò la cura al mortale virus.
Al modello sociale precostituito si ribella la fazione dei Monican che, preoccupati dell'atteggiamento del popolo che "baratta la libertà per una gabbia dorata", vuole sovvertire il governo della città.
L'idea non è male, tratta da un fumetto, ma la realizzazione colpisce più per le architetture in stile Bahuaus e per l'attillata mise della protagonista che per l'evolversi della storia e per la sua realizzazione.
Protagonista è la bella Æon che nel suo freddo agire si può vedere prima come un'agile gatta nera e poi come una mantide, dato che dopo lo "smaialeccio" prova ad uccidere anche il suo improvvisato amato, che si scoprirà essere anche il suo amato passato. Sì, perché al centro del racconto, e dietro la società perfetta, c'è la clonazione.
Un'estetica del videogioco, sempre più paradigma affermato del cinema, con protagonista l'ennesima eroina femminile, sempre più sesso "forte" al cinema (Tomb Rider, Underworld, Kill Bill, Resident Evil, Ultraviolet) per un filmetto che si lascia guardare, perché le cose belle hanno sempre questo gran vantaggio.
Gradito
| Reg: 5 | Rec: 5 | Fot: 6 | Sce: 4 | Son: 6 |

lunedì 9 febbraio 2009

Donnie Darko

Donnie DarkoDonnie Darko è un film meticciato ambientato negli anni '80, dove i vari generi si mischiano con abilità in una storia dal sapore lynchiano con viaggi nel tempo e personaggi che sono lì per motivi che apparentemente non comprendiamo. 
Per capire correttamente la struttura della storia bisogna recuperare il significato del libro menzionato nel film "La filosofia del viaggio nel tempo" e grazie al quale anche Donnie riesce a scoprire cosa deve fare. 
Alla base di tutta la storia c'è la teoria inventata e scritta in quel testo. Esistono due universi quello Primario e quello Tangente. L'universo Tangente si “apre” quando in quello Primario cade l'Artefatto, che sarebbe il motore dell'aereo. Poiché questo Artefatto manca di giustificazione, non si sa da dove è saltato fuori, avviene un paradosso che deve trovare una spiegazione nell'universo Tangente, che è molto instabile e può sostenersi solo per poche settimane, poi collasserebbe su se stesso generando un buco nero (ecco perché il mondo dovrebbe finire dopo 28 giorni e rotte ore, minuti e secondi). 
In questa nuova dimensione viene catapultato Donnie Darko, che diventa il Vivente Ricevente, ossia il protagonista di questo universo (nel dialogo con la ragazza Donnie dice che potrebbe anche essere un eroe), il suo compito è quello di dare un senso alla caduta dell'Artefatto (il motore) e farlo passare attraverso un buco nero per riportarlo nell'universo Primario, legittimandone la presenza. 
Donnie è circondato anche da altre persone: amici e vicini che in questa dimensione sono dei Viventi Manipolati. Essi hanno il compito di aiutare il Vivente Ricevente (Donnie) a raggiungere il suo scopo. Lo fanno inconsciamente per scappare all'oblio che gli spetterebbe se Donnie non riuscisse nel suo compito. 
E il coniglio Frank chi è? È il ragazzo della sorella di Donnie che era travestito per la festa di Halloween ed era uscito per andare a comprare le birre con un amico. Lui è un Manipolato Morto. Se una persona muore nell'Universo Tangente essa può tornare indietro nel tempo e contattare il Vivente Ricevente (Donnie) attraverso la quarta dimensione, che è fatta d'acqua. Praticamente è come un fantasma di un morto futuro che perseguita uno nel presente. Il Manipolato morto ha un piano per garantire che l'Artefatto (motore) torni all'universo Primario e cercherà di influenzare il Vivente Ricevente (Donnie) per metterlo in pratica. 
Donnie tornato nell'universo Primario, anche se sa che il motore cadrà su di lui, decide di rimanere fermo e con un sorriso accetta la sua distruzione. Tutte le altre persone si svegliano, alcune non ricordano nulla delle loro azioni nell'universo Tangente, altri sono turbati da quanto fatto in quello che credono un sogno, l'unica evidenza fisica dell'universo perduto sarà l'Artefatto. 
Film da vedere almeno due volte. La prima per lasciarsi emozionare, presi a seguire Donnie e la sua distruzione del sistema per cambiare le cose. La seconda per capire meglio questa storia dall'impalcatura ben architettata, ma con qualche forzatura come, ad esempio, Donna Morte (la Roberta Sparrow che avrebbe scritto il libro sui viaggi nel tempo) che fatalità vive proprio in quel paesino.
Estasiato 
| reVisione dal passato |

sabato 7 febbraio 2009

La ragazza che saltava nel tempo

La ragazza che saltava nel tempoMakoto è una ragazza un po' sbadata e costantemente in ritardo a scuola, passa i pomeriggi pre-estivi chiacchierando e giocando a baseball in compagnia di due inseparabili amici: il serio Kosuke e il disinvolto Chiaki.
Un giorno, dopo aver inciampato nel ripostiglio del laboratorio di scienze, Makoto trova sul pavimento un'insolita pallina che si sgretola fra le sue mani in pochi istanti trasmettendole il potere di saltare indietro nel tempo. La ragazza comincerà ad utilizzare la speciale abilità per i suoi divertimenti e poi per provare a sistemare le relazioni sentimentali dei suoi amici.
Il tempo presente è contemporaneamente “tempo vissuto” e “tempo perduto”, ma nella gioventù si ha la speciale sensazione che esista solo il vissuto, ogni scelta è aperta e si vive bruciando i secondi uno dietro l'altro, guardando solo avanti. È quando si diventa adulti che si acquista la capacità di riflettere sugli eventi, di guardarsi indietro e riconoscere il potere delle scelte. Questo è proprio quello che Makoto è costretta a fare grazie all'abilità acquisita e così , mentre nuovi orizzonti si aprono davanti, e dietro, a lei, aumentano le scelte, i dubbi e gli errori.
I tentativi di Makoto per sistemare gli eventi sono inizialmente buffi, le cose si fanno più complicate quando scopre che anche piccole modifiche nel passato possono portare grandi conseguenze nel presente, e diventano catastrofiche quando tenta di indirizzare i sentimenti forzando gli avvenimenti.
L'insegnamento diventa chiaro: la vita è fatta di attimi che hanno valore per la loro irripetibilità, per essere proprio quello che accade in mezzo a tutte le altre (im)possibili alternative.
L'animazione e molto buona, i ritmi sono lenti e dilatati anche nelle scene che potrebbero essere d'azione rendendo come "sospesa" l'atmosfera adolescenziale che vira nel sentimentale e si tinge di melodramma per il finale.
Gradito
| Reg: 7 | Ani: 7 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 7 |

venerdì 6 febbraio 2009

Collateral

CollateralVincent è un killer professionista e deve riuscire ad uccidere cinque persone in una sola notte. Arrivato a Los Angeles sale nel taxi di Max che sarà costretto a trasportarlo per tutta la città.
Mann ci presenta la vastità della metropoli per inserirci, a caduta, nel microcosmo attraversato dai due protagonisti: seguiamo nella marea di persone e storie possibili, il flusso specifico delle vicende di due piccole-grandi vite.
Vincent sceglie Max come accompagnatore della sua lunga notte nonostante le loro personalità siano in antitesi perchè c'è un cosa che li accomuna: la dedizione al proprio lavoro.
Le ore passano, gli omicidi si susseguono e mentre scorre il sangue noi conosciamo meglio i due personaggi. Il nichilismo di Vincent è tanto spiazzante quanto realista, si finisce per rispettarlo e comprenderlo. Max è legato al quotidiano e vi si distacca solo per cercare un angolo di pace, un momento di respiro, ma è tutto un sogno, una speranza, un'illusione.
Le due vite, quella cinica e quella sognatrice, entrano in collisione e l'idealista Max tenterà in tutte le maniere di bloccare le azioni del suo spietato passeggero.
Alla fine, ovviamente, vince Max, il buono, ma Vincent ha attraversato la città con fierezza, è lui il coyote, e Max è costretto a fermarsi per farlo passare. Nelle battute finali le personalità che inizialmente risultavano diametralmente opposte, poi complementari, finiscono con l'essere interscambiabili.
Allora chi ha vinto? Chi è sopravvissuto o chi ha effettivamente dimostrato nei fatti la pesante correttezza della propria visione di vita?
Deliziato
| reVisione dal passato |

giovedì 5 febbraio 2009

lunedì 2 febbraio 2009

Fuori orario

Fuori orarioPaul è impiegato in una società informatica di New York, una sera esce dal lavoro e va in un bar per mangiare un panino; si fa compagnia leggendo “Tropico del Cancro” e il libro attira l'attenzione di una biondina carina. I due scambiano qualche battuta, lei gli lascia un numero di telefono.
Tornato a casa Paul decide di rivedere la ragazza e la chiama per un appuntamento. Prende un taxi che lo traghetterà alle porte di una notte dall'atmosfera di un incubo allucinato.
I sobborghi notturni di Soho sembrano luoghi disabitati, addormentati come vorrebbe la temporalità borghese, in realtà si rivelano spazi oscuri dai quali saltano fuori inaspettate scultrici sadomaso, assassini e suicidi, ladri spagnoli, punk e cameriere frustrate.
Paul è l'uomo ordinario che si trova a subire un substrato urbano destabilizzante, dove sono in particolare le donne a manifestare un’aggressività soffocante.
Per rincasare dovrà cercare la via d'uscita dalla situazione insostenibile in cui è intrappolato, una condizione nella quale i rapporti amico-nemico mutano in un attimo e resa paranoica dall’impossibilità di spiegare gli eventi: Paul è sempre interrotto, incompreso, non creduto. Ma d'altra parte lui è solo un programmatore abituato a schematismi e determinismo, si trova spaesato ed impotente nell'imprevedibile casualità di quella notte.
Il nostro protagonista dovrà annullarsi e diventare una statua: solo inerte e in balia degli eventi riuscirà a tornare all'inizio di una nuova giornata.
Chissà se domani preferirà andare a dormire presto, non leggere, per non dover affrontare gli incubi del fuori-orario della società conformista.
Estasiato
| reVisione dal passato |

domenica 1 febbraio 2009

Un consiglio, per risparmiare.

risparmiareQuesta volta il consiglio non è cinematografico, voglio proporre ai lettori un modo per risparmiare fino al 20% di toner della propria stampante (precisazioni) semplicemente utilizzando un font particolare: Ecofont.
L'idea alla base è tanto semplice quanto geniale, Ecofont è sviluppato da Spranq e rilasciato gratuitamente perché possa essere usato da tutti.
Scaricarlo e installarlo è facile e veloce, provatelo, potrebbe soddisfarvi e far contente le vostre tasche ma anche l'ambiente.